Desidero prima di tutto ringraziare il Signore per la vostra presenza, per il vostro ministero, vissuto con passione e dedizione. In particolare la mia riconoscenza va proprio per il modo con il quale siete stati presenti nella situazione di pandemia. Le limitazioni, che hanno provocato tra le sofferenze anche l’isolamento e la solitudine, hanno messo tutti alla prova e nello stesso tempo ci hanno fatto intravedere la preziosità della fraternità e della cura reciproca.

Unisco il mio rendimento di grazie al Signore per avermi chiamato a condividere il cammino con questa Chiesa e con il suo presbiterio. Fin dall’inizio ho respirato sentimenti di vicinanza e di fiducia. Vi chiedo di pregare il Signore che mi doni di esprimere la paternità che mi è richiesta e la fraternità che ci accomuna nella relazione con il Padre del Signore nostro Gesù.

Per questo tradizionale ritiro di inizio quaresima ho pensato di proporvi una meditazione sul tema della paternità, alla luce della figura di S. Giuseppe. Papa Francesco, che ha indetto questo Anno di San Giuseppe, ci ha invitato: “non ci resta che implorare da San Giuseppe la grazia delle grazie: la nostra conversione” (Patris corde, 7). Certo è la conversione a Gesù, ma ciò accade dentro e per riferimento al nostro ministero e perciò alla nostra paternità. Prendo a prestito alcuni tratti della paternità di Giuseppe (delineati dal Papa) per rileggere anche la nostra paternità e per accogliere degli inviti a conversione……

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