Anche quest’anno abbiamo la grazia di avere davanti a noi un fratello e quattro sorelle che stanno per ricevere con il Battesimo, i sacramenti dell’Iniziazione cristiana (Confermazione ed Eucaristia). Li abbiamo ricevuti anche noi, ma rischiamo seriamente che essi siano un fatto archeologico, un passato sepolto sotto strati di vissuto che ci fa perdere la loro bellezza e il loro valore. È vero che, al di là della consapevolezza che ne abbiamo, sono le fondamenta su cui è costruita la nostra identità di credenti. Ma è altrettanto vero che non è qualcosa di passato, è una realtà viva che ci chiede di verificare la nostra fede a partire da questo fondamento.

Per questo è una grazia partecipare a questa celebrazione singolare: essa ci richiama la nostra origine, da dove veniamo e chi è il protagonista della nostra vita cristiana: lo Spirito che ci è stato dato in modo permanente. Ci ricorda che questa relazione con Gesù nasce dentro ad una relazione fraterna (=la Chiesa) e che ci è affidata come un tesoro da custodire e far crescere.

Essere battezzati, ce l’ha ricordato s. Paolo, è essere morti insieme con Gesù, perché la sua vita, il suo Amore caratterizzi il nostro nuovo modo di stare al mondo. “Camminare in una vita nuova”: questa è vita battesimale, vita pasquale. La vita che scaturisce dalla Pasqua è tutt’altro che ripetitiva, monotona. Il racconto evangelico ce lo ha descritto molto bene. Il mattino di Pasqua è un intreccio di cammini: quello delle donne che vanno presto al sepolcro, il cammino di ritorno per annunciare quello che avevano ascoltato. Poi il cammino di Pietro, anche lui con il suo cammino di ritorno. E c’è una bella differenza tra l’andata e il ritorno. La differenza la fa quel sepolcro vuoto. Hanno qualcosa da raccontare, uno stupore da condividere.

Il cammino delle donne era animato da un senso di riconoscenza per il maestro che aveva dato valore alla loro persona. Partono nonostante sappiano che c’è una pietra che chiude il sepolcro. L’amore non fa calcoli. A Pietro, come agli altri apostoli, le parole delle donne parvero un vaneggiamento, ma si alza e corre al sepolcro. Chissà cosa ci ha spinto stasera a venire, cosa ci spinge tante volte a uscire dalle nostre sicurezze, dalle nostre delusioni, dal nostro dolore. C’è in ogni persona una ricerca. Cosa mai sto cercando?

Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Alle donne (e a noi) ci viene detto che possiamo cercare qualcosa che non c’è più. Quando ripetiamo: “una volta…”. Quando imbalsamiamo la nostra fede nel “sono abituato così…”. Quando ogni cosa la passiamo al vaglio del confronto, con qualcuno o qualche altra esperienza… Quando accostiamo la liturgia come qualcosa di conosciuto… come fossero sempre le stesse cose. Dal momento che invece Colui che cerchiamo (che non è una cosa…) è vivo, dovremmo essere disposti alla sorpresa, alla novità. Ogni cosa essendo sotto l’azione dello Spirito santo è un’occasione inedita.

A me sono venute queste possibili domande quando stasera tornerò a casa mia: Cosa ho visto in questi catecumeni, che riguarda la mia vita e la mia fede? C’è stata una Parola di Gesù e della Scrittura ascoltata abbondantemente stasera che mi ha scaldato il cuore, mi ha aperto ad un’intuizione spirituale, mi ha richiamato ad una novità di vita?

Mi sembra possa essere il modo per prendere sul serio l’annuncio pasquale: cercare Colui che è vivo e che mi prende sul serio, prende sul serio la mia ricerca. Per quanto faticosa possa essere. Se è decisivo mettersi in cammino (dai nostri stati soporiferi) è necessario portare in noi una ricerca, una domanda che non deve avere in sé la risposta. Non ci è permesso di determinare noi come e dove il Risorto si renderà presente. Se partiamo rassegnati non troveremo che delusione. Il Risorto di regola ci conduce un po’ alla volta a comprendere, a condizione che ci lasciamo stupire.

I catecumeni che ringraziamo stasera per il loro esempio di aver accettato il rischio del cammino della fede ci confermano che il restare in cammino è la condizione per vivere raggiunti dal Risorto, in modo mai scontato e prevedibile.

Cari catecumeni, il cammino non finisce stasera. Inizia, riprende con la forza dello Spirito Santo. Dopo aver vissuto lo stupore per il sepolcro vuoto.

Per noi, il cammino iniziato tanto tempo fa è aperto, aperto ad un compimento che il Risorto desidera offrirci. Guai a noi se pensassimo di essere arrivati. Già posizionati tranquillamente. Allora l’augurio che ci scambiamo: Buona Pasqua! Sia l’invito a cercare il Vivente, portatore di vita nuova. Sia un ritorno con un cuore riscaldato dall’annuncio che ci ha raggiunto.