Il mistero del Natale ci avvolge ancora una volta, ci sorprende, ci affascina, ci illumina con la sua luminosa verità. Nasce un bambino: sempre desta grande meraviglia una vita che comincia a destarsi per venire alla luce. Ma se ogni nascita è avvolta nel mistero, quel bambino che nasce a Betlemme sorprende ancora di più. È una nascita che oltrepassa ogni possibile immaginazione. Qui non siamo solo avvolti nel mistero della vita che sboccia, ma siamo nel cuore stesso del mistero perché viene alla luce colui che è “la luce”, si desta alla vita umana colui che è “la vita”.

Questo evento inaudito avviene nell’apparente normalità, come avviene per tutti noi umani, nati da donna, dal grembo di una madre. Quel bambino è figlio di Maria, la madre: “si compirono per lei i giorni del parto, diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce”. È nato da Maria, ma quel bambino non appartiene a Maria. Quel bambino è il Figlio di Dio che è venuto a condividere la nostra vita umana e si è dato per sempre a noi. Egli è diventato nostro fratello, fa parte di noi, della nostra umanità e tutti noi siamo suoi: in quel bambino che nasce alla vita umana, Dio ha congiunto la sua vita divina e la nostra umanità. Un mistero che dà le vertigini.

Dopo la meraviglia e il turbamento, il mistero lascia apparire tutto il suo fascino, la sua tenerezza: tutto questo è avvenuto per amore, tutto questo è stato deciso da quell’amore immenso che è il cuore di Dio. Come ciascuno di noi esiste perché siamo stati pensati ed amati, così quel bambino che nasce a Betlemme è stato pensato e amato da Dio. Egli lo ho donato a noi perché anche noi, come Lui, il bambino nato a Betlemme, siamo pensati e amati da Dio. Così “Dio si è fatto piccolo perché noi potessimo comprenderlo, accoglierlo, amarlo (…). Viene come bambino, inerme e bisognoso del nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino. Nient’altro vuole da noi se non il nostro amore”.

Queste parole di Papa Benedetto XVI ci ricordano che la nascita di quel bambino è la “buona notizia” per noi: “vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo”. È il vangelo di amore, di pace, di salvezza: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. Egli è nato per noi, è venuto per noi: per guarirci dal peccato, per liberarci dal male, per incamminarci sulla strada che porta alla pienezza della vita superando il buio della morte.

Ma i verbi al passato devono essere coniugati al presente, perché la nascita di Gesù non è un fatto del passato. Quell’evento accade oggi: la luce di quel bambino illumina la nostra strada, la sua presenza ci rende capaci di speranza, il suo amore ci assicura la tenerezza di Dio. Ma occorre prestare attenzione perché l’evento che ha cambiato il corso della storia possa segnare la nostra storia personale. Come duemila anni fa non si è trattato di uno spettacolo, così anche oggi l’incontro avviene secondo lo stile dell’incarnazione, secondo la logica dell’amore.

I pastori di allora, con il loro lavoro rude e stancante, erano persone semplici e concrete. Hanno avuto la disponibilità di ascoltare e poi la forza di mettersi in cammino. Come si erano messi in camino, prima di loro, Abramo, e poi Mosè e tanti altri. Per i pastori il cammino è stato breve, ma la loro decisione è motivata: “Andiamo a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Non importa la lunghezza del cammino, importa il fatto che l’ascolto mette l’uomo in cammino: ognuno deve percorrere il suo tratto di strada. Così la parola si compie, così i pastori trovano il bambino adagiato nella mangiatoia. Anche a tutti noi è rivolto lo stesso invito. A ogni persona che ascolta, aperta all’attesa e disponibile a mettersi in cammino, è data la grazia di essere avvolti nella luce del mistero che risplende e illumina. È la “lieta notizia”’ del Natale: accogliamola in questo Anno della fede in tutta la sua novità sorprendente e affascinante. Insieme alla preghiera, è l’augurio che rivolgo a tutti: accogliamo la “lieta notizia”. È grazia che ci rinnova, è speranza che incoraggia, è amicizia che ci rende veri figli di Dio.