La notte di Betlemme, il popolo che camminava nelle tenebre, la nostra celebrazione che è chiamata “in nocte” richiamano il contesto nel quale risuona l annuncio del Natale.

Buio – tenebre – notte non sono solo condizioni temporali, richiamano esperienze dolorose, faticose. Descrivono anche il tempo che stiamo attraversando. Una condizione esistenziale che, a differenza degli altri anni, ci accomuna. Non è solo di qualcuno, né di qualche parte del mondo. Forse per questa ragione quest anno l annuncio degli angeli può risuonare in modo più chiaro. Infatti nelle tenebre una luce si vede, nel silenzio della notte una voce si distingue… e luce e voce, si invocano. Si attendono.

Oggi come allora il “mondo” va per la propria strada: Cesare decide di fare un censimento (sembra per motivi fiscali e militari). Censire è mettere uno accanto all altro per tirare alla fine la somma. È controllo, è dominio. Quanto è alettante il ricorso ai numeri. I socials alimentano questo bisogno: quanti amici? quanti followers? quanti contatti? e poi quanti soldi, quanti… quanti? Contare è potere. Ma è anche illusione, perché il bambino che nasce o coloro che muoiono al termine del conteggio non permettono di avere più in mano la situazione. Allora si deve ricominciare a contare. Sempre da capo. La realtà non si può mai dominare.

Un bambino che nasce alla periferia dell impero è insignificante per i dati statistici, ed invece è decisivo per la storia. Stiamo andando fuori di testa perché non riusciamo più a programmare la prossima settimana, il prossimo mese, la prossima estate…

Non ci rendiamo conto che la logica che sta alla base del bisogno di controllare, a lungo andare, alimenta l ansia e l incertezza genera paura.

Abbiamo poi fatto nostra la convinzione che la salute sia tutto (“basta la salute!” ci ripetiamo ossessivamente). È un inganno! Se c’è una cosa precaria è proprio la salute. E l’emergenza sanitaria ce lo sta sbattendo in faccia. Così questo ‘idolo’ ci sta portando all’incapacità di accettare il limite. Il limite temporale della vita: dobbiamo morire tutti; il limite della medicina: non tutto si riesce a curare; il limite che è la costitutiva debolezza e fragilità umana: volere non è potere. Se ciò a cui tendiamo è la ricerca della salute è perché l orizzonte è unicamente l’oggi e il qui, da preservare da qualsiasi nemico.

Di fatto abbiamo ridotto, quando non l abbiamo eliminato, un ‘oltre’ che si apre e che non dipende da noi. Abbiamo realmente bisogno che il Signore ci apra un futuro. Che apra il cielo, chiuso sopra la nostra testa.

Ecco allora la grande notizia: “oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore“.

Chi ci è dato non un taumaturgo, cioè un guaritore, colui che ci rimette in salute. È un Salvatore: uno che salva la persona e l esistenza dal baratro della morte (che è di tutti). Che salva perché apre un futuro di vita oggi e dentro la morte, ogni morte. Salvatore perché rende stabile, in Dio, la nostra vita e non in balìa della precarietà che sperimentiamo.

E questo Salvatore è un bambino: colui che per vivere ha bisogno che qualcuno si prenda cura di lui. Il nostro Dio entra così nella storia: im-potente perché non ci impauriamo, non ci difendiamo, non mettiamo avanti ragioni per sentirlo concorrente alla nostra felicità e alla nostra libertà. È un bambino che deve crescere, che chiede di crescere.

C è un Dio che viene nella notte ma non per spaventarci, bensì per farsi a noi fratello, per condividere le tenebre e per rischiararle. C’è bisogno di un Dio vicino, uomo come noi, e che, in quanto Dio, sia capace di sottrarci dal potere delle tenebre.

Il grande annuncio porta con sé una grande gioia, che è per tutti. Nessuno è escluso. Non è per chi garantisce davanti a Lui di essersi preparato adeguatamente a questo Natale. Non è per chi può vantare meriti o qualità integerrime. I primi destinatari infatti sono i pastori: proprio coloro che dal punto di vista religioso non erano considerati perché non potevano osservare la Legge e tutti i suoi precetti.

La buona notizia è per tutti. Allora con gioia mi rivolgo ad ogni donna e uomo, di ogni età e in ogni situazione esistenziale e mi faccio voce degli angeli: “Non temete: ecco io vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, (…) è nato per voi un Salvatore”.

Per questo motivo il Natale è veramente buono.