UN CUORE PER L’ALLEANZA NUOVA

Ger 31,31-34

 

Vorrei iniziare questa quinta tappa anticipando il suo significato: si tratta dell’Alleanza attesa, dell’Alleanza che verrà nei tempi messianici (“Ecco verranno giorni”, 31,31). Abbiamo incontrato ripetutamente i fallimenti delle Alleanze che Jahvé aveva stabilito. Come pure la sua instancabile offerta di una ulteriore Alleanza. Una sorta di rilancio: proviamo ancora. Il Signore-Dio sembra incapace di pronunciare la parola: “basta!”.

A me nasce la domanda: “ma perché tanto amore? Perché tanto amore sprecato?”. Magari la domanda ha un sapore particolare se nell’oggetto di questo amore ci sono io, ci siamo noi: perché il Signore non si stanca di ridarmi fiducia? Che sia perché Dio è creatore quando ha un creato? Che è Padre quando genera e sostiene un figlio/a? Che è Amore quando oltrepassa sé stesso per riversarsi su qualcuno, in modo gratuito? La risposta la troviamo in Dio, in ciò che Lui è!

(È sempre bene collocare una pagina della Scrittura nel suo contesto). Questa profezia, questo oracolo è pronunciato mentre il popolo è stato dominato e deportato in esilio. È una situazione di desolazione e il popolo sa bene che tale condizione è da attribuire all’infedeltà alla Alleanza.

Nei capitoli 30-31, troviamo il “libro della consolazione”: “Verranno giorni nei quali cambierò la sorte del mio popolo (…) e li ricondurrò nella terra che ho concesso ai loro padri” (30,3). Scopriamo che il profeta riceve questa rivelazione in sogno (31,26). Risvegliatosi, la rivelazione continua. Quindi non era solo un sogno (per quanto Dio si riveli nel sogno). “Il Signore crea una cosa nuova sulla terra (…)”.

Le prove inflitte al popolo a causa delle innumerevoli infedeltà, Dio le trasforma nel travaglio di una partoriente. È cosa diversa il dolore dell’agonia o di un distacco da quello del parto, non necessariamente per il tipo di dolore, quanto per ciò che genera. Il Signore veglia sul suo popolo per “edificare e per piantare”, dopo ‘aver sradicato e demolito, dopo aver abbattuto e distrutto, dopo aver afflitto con mali’. Non c’è opera di Dio che non si apra a qualcosa di nuovo, che non faccia nascere un nuovo.

Il Signore promette di concludere un’Alleanza nuova. Eppure quella conclusa con i padri era immersa in un clima di delicata tenerezza: “li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto”. Quello di Dio è gesto di una madre che accompagna i primi passi, insegnando a camminare o trattenendo dalla caduta il passo incerto. Ma è insieme il gesto forte del padre che tiene tra braccia sicure e protegge. Non è venuta meno la stessa cura del Signore. Anche se la premura del Signore ora è ferita dal popolo che infrange il patto. Sembra impossibile far durare nel tempo l’Alleanza, il legame tra il popolo e il suo Dio.

Dove sta la novità? Non nel contenuto. Non è detto niente. Bensì nell’essere scritta nel cuore. L’Alleanza sinaitica era stata scritta su tavole di pietra: il materiale tra i più resistenti conosciuti al tempo. La pietra doveva garantire che il tempo non intaccasse quanto vi era stato scritto, avrebbe dovuto permettere alle parole di rimanere accessibili, leggibili. Ma così non è stato. Ora viene scritta nel cuore, posta dentro. Il cuore è il centro delle decisioni e della volontà. È la persona nella sua totalità, ciò che identifica l’umano.

Finora l’interiorizzazione della Legge avveniva attraverso l’immissione nel cuore di qualcosa di estraneo. Nel cuore si produceva così una divisione tra quello che indica la legge e quello che nasce dal cuore. Anche adesso quando una legge è percepita come estranea, che proviene da un principio che non ci appartiene (una norma morale che non si capisce, una istituzione, delle convenzioni), allora il criterio delle scelte diventa il soggetto. Nel cuore così si consuma la trasgressione e il peccato. E l’Alleanza viene compromessa perché il legame con il Signore che orienta le decisioni si sfilaccia. L’agire non sgorga dalla relazione profonda ma da una Legge che ben presto perde la sua evidenza e la sua forza convincente.

Scritta nel cuore allora dice che il legame con il Signore è vita, è respiro, ossigeno. L’agire nasce così da quella parola accolta dentro. Ma che cosa c’è scritto? Il Signore arriva al cuore attraverso il suo perdono: “tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato” (Ger 31,34). Il cuore diventa memoria, custodia del perdono e dell’Alleanza. Il frutto è la reciproca appartenenza (“Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo”).

Non possiamo sorvolare sulla conoscenza che, senza distinzione, è dei più piccoli come dei più grandi. Non c’è differenza: ognuno per la propria età e condizione ha così accesso all’Alleanza. Non c’è motivo per banalizzare la esperienza di fede dei più piccoli: ciò che vivono, che sperimentano non sono ‘cose da bambini’, come spesso tendiamo a sminuire. Alcuni santi ce l’hanno confermato (una per tutti Santa Teresina). Ha senso dedicarsi alla cura anche dei bambini perché sono capaci di intuizioni spirituali vere e proprie. A loro, ci dice Gesù, è dato di entrare nel Regno dei cieli.

La conoscenza di Dio e della sua legge non avrà più bisogno di essere insegnata perché sarà tessuta in noi nel tempo in cui si è plasmati. Il perdono sembra essere questo dito di Dio che incide sul cuore la parola ‘amato perché perdonato’. Si comprende dove sta la novità dell’Alleanza ultima: un cuore che è in grado di essere fedele, perché trasformato, rinnovato dall’amore gratuito che è il perdono.

A questo punto del nostro percorso sull’Alleanza (=Berit) la profezia di Geremia ci conduce al compimento messianico: quando verranno i giorni dell’Alleanza nuova, definitiva? È Gesù il compimento dei ‘giorni che verranno’. È Lui che conclude la nuova ed eterna Alleanza nel suo corpo e nel suo sangue. Cioè nella sua Pasqua. È con Lui che finalmente l’Alleanza giunge al cuore. È in Lui che finalmente ci è dato un cuore capace di corrispondere al Cuore del Padre. Per questo possiamo naturalmente avviarci alla settimana santa portando in cuore il desiderio di leggere la sua persona come il convergere di un cammino di un popolo e di un’umanità che desidera corrispondere alla fedeltà del Signore. E la condizione è che il nostro cuore sia raggiunto e inciso dalla Parola di Dio.