Nm 6,22-27
Gal 4,4-7
Lc 2,16-21

La benedizione sugli Israeliti che il libro dei Numeri ci ha proposto, è eloquente per capire quando essa ci raggiunge, colmandoci di grazia: “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia”. Quando il volto, lo sguardo di Dio è rivolto a noi, meglio ancora è “per te” (proprio per te), oltre il tuo peccato… Cioè quando non è girato da un’altra parte, a causa della nostra povertà e infedeltà… allora la vita è benedetta. E la pace viene donata – concessa, si può dire, indipendentemente da come vanno le cose (in noi e fuori di noi).
Il tema della pace come benedizione di Dio e come benedizione per il mondo che passa attraverso di noi è ripresa dal Papa da 56 anni. E rilancio l’immagine ripresa quest’anno da Papa Francesco (già presente in FT 231) che ci consegna un compito ‘artigianale’: essere artigiani di pace. A ricordarci che la pace è frutto di un’opera singolare, unica. Certamente c’è una “architettura” della pace che compete alle istituzioni, agli Organismi internazionali, ma senza l’opera di ciascuno non si potrà goderne. Perché va ricordato che quando si costruisce la pace per gli altri, i primi a beneficiarne siamo noi.
Quest’anno Papa Francesco ci consegna “3 vie per la costruzione una pace duratura” (dialogo tra generazioni – istruzione ed educazione – lavoro). Mi soffermo sulla prima e un po’ sulla seconda.

  • Il dialogo tra generazioni non chiede né convegni né ‘tavoli familiari’ di confronto (per altro sempre necessari e – sappiamo – non sempre facili da vivere), ma si costruisce con progetti condivisi. Forse per capire l’importanza di questa via, proviamo a pensare al suo opposto: il conflitto tra generazioni, nel quale prevale il discredito reciproco, la mancanza di fiducia, la competizione. Condizione per il dialogo e il confronto è occupare il proprio posto (ad es. di genitore), abitare la propria età (rifuggendo la corsa all’eterna giovinezza), immaginandosi in un futuro vivibile per le nuove generazioni e grazie a loro.

Papa Francesco nel suo messaggio invita a frequentare il passato (“per imparare dalla storia e per guarire le ferite che ci condizionano”, perché il passato non è solo il paradiso perduto ma anche ferite e peccato!) e frequentare il futuro (“per alimentare l’entusiasmo, per germogliare i sogni, suscitare profezia, far fiorire la speranza”, cfr. CV 199). Per vivere il presente è necessario immaginare un futuro per sé e per gli altri.
Mi soffermo su questo dialogo intergenerazionale perché riguarda anche il presbiterio, riguarda la nostra comunità, la nostra diocesi. Sono convinto che il Cammino sinodale che stiamo avviando se non riesce a diventare spazio di ascolto reale (superando cioè le pre-comprensioni e i pre-giudizi) sarà un’occasione perduta per tessere relazioni ecclesiali e presbiterali favorevoli, più generative. Dobbiamo aiutarci ad immaginare insieme un futuro sostenibile e favorevole per l’annuncio e la crescita del Vangelo.

  • Ci sono segnali anche tra noi di quella che è chiamata l’emergenza formativa: questi due anni stanno presentando il conto sia nel versante dell’apprendimento scolastico, sia nella formazione globale della persona (anche per noi adulti!). Evitiamo gli atteggiamenti opposti: quello del drammatizzare (perché comunque crediamo che ci sono risorse umane che permettono di attraversare le secche e le aridità della storia); come pure del minimizzare o del distogliere lo sguardo. Non dimentichiamo che volgere lo sguardo è l’inizio di ogni benedizione.

Dobbiamo accogliere anche noi l’invito del Papa di investire sull’educazione (oltre che sull’istruzione), registrando per altro il dato che a livello mondiale il bilancio su questo è sensibilmente diminuito, perché significa investire sul nostro domani. Investire perché le nuove generazioni siamo i soggetti del loro e del nostro futuro. In questo dobbiamo attirare l’attenzione di tutti. Anche da noi.
Allora auguriamoci reciprocamente che l’Anno che si apre sia buono, perché ognuno metta le proprie energie nel diventare “artigiano di pace”, nella ricerca di dialogo tra generazioni e a servizio della formazione di tutti (non solo delle nuove generazioni).
A Maria, Madre di Dio, affidiamo il nostro cammino e quello della Chiesa, perché lo accompagni ogni giorno con la sua materna intercessione.