Prima di tutto desidero rivolgere un cordiale saluto e un benvenuto ai giovani della diocesi di Moroto (in Uganda), dove opera Africa Mission Cooperazione e sviluppo, accompagnati da d. Sandro e d. Justine. Sono giunti da alcuni giorni tra noi all’interno di un viaggio che li sta portando a conoscere l’Italia, Paese che conoscono attraverso l’opera iniziata da d. Vittorione e continuata da molti volontari. È bello che questa celebrazione della Pasqua avvenga con un respiro universale, come per altro lo sono state diverse celebrazioni di questa Settimana, grazie alla presenza di molti fratelli e sorelle migranti.

Quando nei giorni scorsi ci siamo incontrati con Giada, alla mia domanda: “Quale pagina del vangelo ti ha colpito maggiormente?”. La sua risposta è stata: “La risurrezione”. La risurrezione di Gesù continua ad essere quell’annuncio che raggiunge e scalda ancora oggi la nostra vita. E allora mi sono chiesto: oggi, nei nostri giorni, in questa nostra celebrazione che cosa dice il mistero che stiamo celebrando? L’annuncio che è appena risuonato tra noi? Cosa dice a questa assemblea composta oltre che dai fratelli e sorelle del cammino neocatecumenale, che hanno concluso il loro percorso di riscoperta della vita battesimale, anche da una giovane catecumena e due altri studenti dell’Università Cattolica che chiedono i sacramenti? Che cosa dice all’assemblea la partecipazione di numerosi amici che hanno voluto condividere con loro questo importante momento di fede?

È di ieri l’annuncio dell’ennesimo suicidio di un giovane studente di Medicina che, da quanto avrebbe lasciato scritto, non riusciva più a sopportare la pressione sociale, le aspettative, la constatazione di un fallimento universitario. Questa la valutazione sulla sua vita: “La mia vita inconcludente e inutile”. Purtroppo sono diversi i casi registrati negli ultimi anni. Vien da dire che siamo di fronte agli attuali macigni poste alla porta della vita che non si è in grado di togliere e che richiudono le persone nei sepolcri delle proprie inadeguatezze. Il circolo vizioso è completato: grosse aspettative (vere o percepite tali), inadeguatezze soffocanti, percezione di inutilità, rinuncia a vivere. Se la vita è all’insegna della competizione esasperata, l’esito è tra successo e insuccesso. In questo orizzonte non c’è spazio per il fallimento. Non si sbaglia, non si fallisce, perché si è sbagliati, si è falliti. È una tragica e drammatica roulette russa.

Potremmo passare del tempo (inutilmente) a cercare i colpevoli. Colpevolizzare o colpevolizzarci: un altro gioco al massacro. A noi è chiesto di riappropriarci della forza dell’annuncio pasquale: non c’è fallimento che il Signore non sia capace di aprire ad una nuova vita. Non c’è sensazione di miseria che non possa trovare un abbraccio liberante di misericordia. Non c’è attesa che non sia abitata dall’invocazione e dall’apertura, perché ogni attesa è più grande delle nostre possibilità. Delle nostre risorse. C’è un’alba nuova, ed essa non dipende da noi: è assicurata dal Suo amore e dalla Sua potenza di salvezza.

L’annuncio della risurrezione è l’anima della speranza. Una speranza che non si riduce all’illusione. Altra cosa rispetto al generico ed ingenuo ottimismo. La speranza non dipende dalla fortuna, non è legata alla buona sorte e a qualche talismano. La speranza nasce dalla certezza che il Salmo 16 ci mette in bocca: “Nelle tue mani è la mia vita. […] perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa”. E ancora: “È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce” (Salmo 36).

L’augurio che, attraverso Giada Cristina e la sua testimonianza, ci facciamo reciprocamente è che la nostra vita sia sempre una Buona Pasqua. Anche se sopra di noi fosse stata rotolata una pietra, la forza del Risorto è capace di toglierla via. Buona Pasqua perché nelle nostre buie notti possano penetrare le prime luci dell’alba. Di un giorno nuovo. Buona Pasqua.