Gl 2,12-18

2Cor 5,20 -6,2

Mt 6,1-6.16-18

Oggi si apre, ancora una volta, il cammino quaresimale.

Si apre per ciascuno di noi, per ogni battezzato, ma insieme si apre per la comunità tutta. Per la Chiesa. Se, come ci ha ricordato più volte papa Francesco “Nessuno si salva da solo, cioè né come individuo isolato né con le sue proprie forze”(EG 113), anche questo tempo sarà fruttuoso perché tempo di conversione di tutta la Chiesa, del popolo di Dio. Ogni conversione vive dentro la tensione tra la comunità (che sempre è tesa a conformarsi alla novità evangelica) e la persona nelle sue relazioni (chiamata a vivere in pienezza la sua vitain Cristo).

E ancora, questo cammino non è senza una meta, non è fine a sé stesso. Nel messaggio per la quaresima 2021, il Papa ci ha ricordato che quello che si apre è un cammino sotto il segno della risurrezione. L’aveva già richiamato nell’Evangelii Gaudium: “Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di quaresima senza Pasqua” (N.6). Non c’è spazio per volti tristi, neanche in quaresima. Non lo giustifica neppure il dolore per i nostri peccati (perché anch’esso è grazia). Al contrario, cerchiamo di ritrovare la gioia presente nell’invito appena ascoltato: “Ritornate a me con tutto il cuore (…) ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male”. Il Signore non aspetta altro e si rivolge a tutti. Nessuno escluso (i vecchi, i fanciulli, i bimbi lattanti, lo sposo e la sposa, i sacerdoti: per Gioele è una grande convocazione, un appuntamento per tutti).

Ecco allora l’aspetto comunitario di ogni cammino di conversione: non è di qualcuno (e noi siamo abili nel pensare che sono gli altri a doversi convertire) ed è possibile perché ci vede partecipi tutti. Vi suggerisco un’operadi fede-speranza e amore: prendiamoci in carico un paio di persone per le quali pregare. Noi non sappiamo a che cosa sono chiamati a conversione (e non ci interessa), ma ci possiamo fare intercessori perché essa avvenga. Preghiamo perché questo è il “momento favorevole”. Ce lo assicura il Signore.

C’è una grande conversione che la pagina evangelica ci mette innanzi: è di fare un passaggio dall’esterno all’interno. Entrare cioè in quel ‘segreto’, in quella ‘camera’, dove solo noi abbiamo accesso (e il Signore). Meglio: noi, entrando, possiamo incontrare il Signore.Nella realtà noi siamo molto preoccupati di “essere ammirati” dagli uomini, di “essere lodati dalla gente”; “di essere visti dalla gente”. La cura dell’esterno, di ciò che è visibile, di ciò che guardano gli altri… ci allontana dal cuore che origina le nostre azioni, decisioni, i nostri comportamenti.

Gesù ci mette in guardia. È fondamentale riconoscere ciò che ricerchiamo veramente quando facciamo, diciamo o tacciamo qualsiasi cosa. Non è sufficiente fermarsi a ciò che si vede, perché esso può nascondere la ricerca di sé, il consenso e il plauso della gente. Si tratta di quella ‘ricompensa’ di cui parla Gesù. Se vogliamo capire quanto ricerchiamo quella ‘ricompensa’, chiediamoci cosa proviamo quando non ci è dato il riconoscimento, quando non va secondo le nostre attese.

La conversione (faticosa per altro) è verso la gratuità, del nostro agire, delle nostre relazioni. Che poi non è altro che il conformarsi all’amore pasquale di Gesù. Questo significa che il percorso quaresimale è sotto il segno della Pasqua e che la Pasqua di Gesù ha la potenza di convertire la nostra esistenza.

Allora ci consegniamo un secondo esercizio per questo tempo di quaresima, in linea con i tre capitoli quaresimali consegnati a noi dalla tradizione cristiana: il digiuno –l’elemosina –la preghiera.

Ci impegniamo a porre delle scelte (gratuite, cioè che necessariamente non sono riconosciute davanti agli uomini) di digiuno (rispetto a qualcosa a cui teniamo molto e a cui non sappiamo rinunciare); di elemosina (un atto di carità poco gratificante e magari segreto); e di preghiera (un tempo dedicato gratuitamente al Signore, ad es. come preghiera di adorazione o di intercessione).

Chiediamo la grazia della conversione, in particolare la conversione alla speranza. In questo clima, spesso in difetto di sguardo fiducioso verso il presente e il futuro, come pure verso le persone che incontriamo, prestiamoci quel po’ di speranza che abita il nostro cuore. Raccogliamo l’invito che Papa Francesco ci ha fatto:“usare parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano” (FT 223).

A tutti, con il cuore allargato dalla certezza che questo è tempo di grazia, il mio augurio di Buona Quaresima.