Carissime e carissimi,

la Giornata della Vita Consacrata, nella festa della Presentazione del Signore, mi dà l occasione per esprimere prima di tutto il ringraziamento per le tante espressioni di stima, di affetto e di vicinanza che mi avete rivolto in questi primi mesi di permanenza in Diocesi. In realtà fin dall annuncio della mia nomina mi avete fatto pervenire tali sentimenti e, soprattutto, l assicurazione della vostra preghiera.

Ora sto entrando nelle vostre comunità  e riconosco  una  storia  di  vita donata,  tesori  di fede e di carità. Ho già avuto modo di condividere la sorpresa nel trovare qui diverse “Case Madri”: in questa Chiesa lo Spirito ha suscitato intuizioni, carismi, l audacia di avviare percorsi  di  consacrazione. Grazie a queste donne e uomini che hanno avuto la passione per il Vangelo, hanno preso forma tante risposte puntuali e provvidenziali ai bisogni che si manifestavano. Molti giovani hanno trovato così luoghi dove poteva essere accolta la sete di totalità che il Signore continua da sempre ad alimentare nel cuore di tanti e tante che lo incontrano. E in tutto questo riconosco  in  questa terra una storia di coraggio, di creatività, di testimonianza. E  noi  camminiamo  su questa  terra.

Il mio pensiero non può non andare al tempo che stiamo ancora vivendo. Dentro a quella generazione che ci è stata sottratta così drammaticamente e in forma dolorosa, ci sono anche diverse religiose e religiosi. Anche nelle nostre famiglie religiose la pandemia ha colpito e sta ancora colpendo come in tante famiglie. Accomunati nella sofferenza con gli uomini e le donne del nostro tempo, insieme alla testimonianza di fede e di speranza, anche noi abbiamo fatto i conti con il diffuso senso di impotenza. In tale comune e condivisa sofferenza, nelle nostre comunità si è scoperto in modo vivo il valore della fraterna vicinanza. Essa ha rappresentato un vero e proprio balsamo e sostegno nella prova. Non è stato solo un aiuto psicologico per fronteggiare le paure e l incertezza, ma la possibilità di essere custoditi dalla fede e nella fede.

Nel mio entrare nelle vostre comunità una cosa mi è risultata evidente. La preziosità della vostra presenza dentro ad una comunità diocesana. Direi almeno per due ragioni. Rimanete segno­ testimonianza che anche oggi è possibile affermare il primato del Signore. Al di sopra di tutto. E questo attira tante persone che in voi, nelle vostre celebrazioni, nell amicizia che si costruisce, in dialoghi e confronti cercati, respirano ciò che non si respira altrove. Voi rendete viva la presenza del Si gnore. La seconda ragione della preziosità del vostro esserci sta nel fatto che voi siete un laboratorio, un cantiere di fraternità. Voi ci assicurate che la fraternità è possibile e che essa nasce non da affinità, né dalla selezione delle persone, bensì dal riconoscere che tutti e tutte siamo consegnati gli uni agli altri dallo stesso Signore. L unità, la comunione è custodita dal Signore e a noi è chiesto di scoprirla e di compierla. 

Mi è spontaneo chiedermi: e se questa presenza venisse a mancare? Penso che la testimonianza del Vangelo sarebbe indebolita, impoverita. Saremmo più poveri perché ci sarebbe meno Vangelo da incontrare.

Non vorrei apparire ingenuo nell idealizzare le concrete esperienze comunitarie. Conosco le mie infedeltà e credo di avere uno sguardo realistico sulle comunità  religiose  e  le  fatiche  che spesso vi sono presenti. La forza della testimonianza sta nei segni a volte poveri, eppure animati  dalla azione dello Spirito. Sono convinto che una vita consacrata viva di una tensione permanente  che impedisce di rassegnarsi alle delusioni e anche ai fallimenti. Rassegnarsi di fronte alle fatiche significa mortificare la vocazione. Non esiste una comunità priva di ombre, ma credo che la fatica (spesso legata ai rapporti fraterni faticosi), possa essere superata rinsaldando la relazione con il Signore Gesù, che continuamente  ci converte. Voi siete testimoni  che la  qualità  della  vita  fraterna e comunitaria è strettamente legata alla qualità del rapporto con il Signore. È la qualità della vita spirituale che permette di fare di una convivenza una vita fraterna. Le  nostre  sempre  piccole capacità umane possono essere superate proprio lasciando che lo Spirito Santo ci trasformi nell amore di Gesù e nel suo sguardo verso l altro.

Papa Francesco ci ha consegnato l enciclica Fratelli tutti. Un ulteriore perla del suo Pontificato. Sono convinto che anche alle persone consacrate, nelle multiformi espressioni in cui la consacrazione si dà, sia affidato il compito di farsi esegeti di questo sogno di fraternità e di amicizia sociale. Nei diversi carismi infatti risulta evidente che la fraternità ha la concretezza della cura reciproca nella comunità di appartenenza per aprirsi continuamente verso tutti. Non ci può essere una fraternità esclusiva, che preveda il prima qualcuno . Perché dentro a questa logica non c è posto per nessun altro che se stessi. La fraternità è la sfida permanente al morire a sé stessi per trovare nella relazione il valore della propria persona.

Mi dispiace che le limitazioni imposte dall attuale situazione non ci permettano di trovarci

per celebrare questa Giornata a livello diocesano.  E noi  trasformiamo  il  limite in opportunità:  di  dare risalto nelle Comunità pastorali o nel Vicariato  alla  presenza  e al valore della  vita consacrata. Ci impegniamo, celebrando la Giornata nel territorio della diocesi, a recuperare il significato di una presenza troppo spesso scoperta quando viene meno.

Partecipando con gioia al rinnovo  della  vostra  professione  davanti  alle comunità,  vi chiedo la preghiera per il mio ministero pastorale e per la mia persona. Da parte  mia  assicuro  l intercessione perché ciascuno/a e ogni comunità continui ad essere a servizio dell annuncio del Vangelo e della gioia della fraternità.