“Chi cerchi?”: è l’interrogativo che Gesù Risorto rivolse a Maria al mattino di Pasqua, in uno dei racconti più toccanti della risurrezione.
Maria Maddalena, forse insieme ad altre donne che avevano seguito Gesù, si alza presto al mattino del terzo giorno, quand’era ancora buio, per andare a far visita alla tomba. Il Vangelo non ci dice il motivo per cui questa donna decide di compiere quel cammino doloroso. Possiamo pensare che lei e le compagne avessero il desiderio di essere vicine a Gesù deposto nel sepolcro e lì, sulla sua tomba, piangere la sua perdita, manifestare con le lacrime l’affetto per Lui, l’amico, il maestro, il Signore.
Mentre si avvicina alla tomba, Maria è sorpresa dal fatto che la pietra, che chiudeva il sepolcro, fosse stata rimossa. Sconvolta dall’assenza del corpo di Gesù, subito corre verso la casa dove si nascondevano Pietro e il discepolo amato, per comunicare loro che il corpo di Gesù era sparito dalla tomba: “Non sappiamo dove l’hanno posto!”. Simon Pietro e Giovanni corrono verso il sepolcro: Giovanni “vide e credette”. La fede in Gesù risorto ha fatto il primo piccolo passo.
Maria resta là, al sepolcro, con le lacrime agli occhi, forse non è neppure sfiorata dall’idea della risurrezione. “Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti”: “Donna, chi cerchi?” Ed ecco, in quel momento, si sente chiamare per nome: “Maria”. Questa è la voce del suo Maestro e lei, subito, esclama: “Rabbuni!”, Maestro. Solo quando si sente chiamare per nome capisce che è Gesù, il Crocifisso che è Risorto.
Anche a noi, come è avvenuto per Maria di Magdala, non mancano i momenti in cui dai nostri occhi scendono le lacrime. E anche a noi, come a Maria, viene rivolto l’interrogativo: Chi cerchi? Veniamo pure chiamati con il nostro nome, se stiamo in ascolto.
Ecco il mio augurio e la mia preghiera per tutti voi, cari fratelli care sorelle: prestiamo ascolto e apriamo i nostri occhi. Anche a tutti è data la grazia di ascoltare la voce del Risorto che ci chiama per nome e viene incontro alla nostra ricerca di gioia, di felicità, di pace. Questa è la grazia della Pasqua del Signore Gesù, grazia che il Risorto offre a noi, resi partecipi della sua risurrezione.
Tutti noi abbiamo un grande bisogno di vita nuova, di luce vera e di speranza viva che non delude. La Pasqua di Gesù è vita, è luce e speranza. La Pasqua è la festa che celebra la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, è la festa della nostra salvezza, la festa dell’amore di Dio per noi. Quante oscurità, quante lacrime, quante solitudini, quante delusioni e fallimenti nella nostra vita e nella vita di tante persone. Ma la luce di Cristo risorto entra nella nostra vita e illumina il nostro cammino, che non facciamo mai da soli, perché Cristo risorto cammina con noi, come ha camminato con i due discepoli di Emmaus. Se egli è con noi e se noi lo ascoltiamo, la sofferenza e il dolore, le difficoltà e le ingiustizie, gli stessi fallimenti e persino la morte non sono l’ultima parola, ma lo scoglio oltre al quale c’è una realtà nuova, c’è la vita rinnovata e destinata a durare per sempre. Con il Risorto, le difficoltà e le prove non sono un motivo di scoraggiamento, ma lo stimolo per accogliere con maggior convinzione la grazia della sua presenza. Non solo: il dono che accogliamo ci impegna a donare la Pasqua ai fratelli. Siamo uomini e donne che, animati dal Risorto, si fanno carico delle attese dei nostri fratelli, perché anche loro possano sperimentare la gioia di una Presenza viva che asciuga le lacrime e infonde speranza e gioia.
Scenda su tutti noi la benedizione del Signore Risorto, doni luce a chi è nell’oscurità, doni la fiducia in chi è rassegnato, doni la speranza a chi è disperato, doni la serenità e la pace a chi è tribolato.

A tutti rivolgo l’augurio di una buona e santa Pasqua.

† Gianni Ambrosio
vescovo di Piacenza-Bobbio