Col 1,24-2,3

Lc 6,6-11

Potremmo dire che il tono di questa celebrazione di esequie di d. Nando l’ha introdotto lui nel suo testamento datato 27 luglio 2020.

  • Egli raccoglie la sua vita, con le tappe più significative, incorniciandola da quel “Eccomi, eccomi Signore, io vengo”. Un’esistenza interpretata come una risposta ad una chiamata. Una risposta pronta, senza esitazioni. Egli pensando a questo momento, cioè al momento della sua morte, lo traduce come grazie ripetuto fino all’ultimo sospiro. Un sacerdote che mette per iscritto questo ‘rosario’ di grazie (con il punto esclamativo) lo può fare perché così ha vissuto: “Dio mi ha creato e mi ha condotto pazientemente anche quando non meritavo tanta attenzione”. Confessa: Dio è stato fedele oltre ogni mio merito. E così nelle sue parole si coglie che l’obbedienza, che definisce “doverosa”, è per d. Nando il modo per non impadronirsi di un cammino che non dipende da lui ma dal Signore Gesù. Si capisce bene quanto sia stata impegnativa l’obbedienza, alla quale non si è sottratto. Scrive infatti, accennando alla sua vocazione: “Non è stato facile, ma toccava a me” (rispondere alla chiamata). Parole che fano trasparire una semplicità disarmante.

Su questa linea anche l’ultimo atto dell’esistenza credente, cioè la morte, non può sfuggire alla logica vocazionale: mi chiami? Vengo. È l’atto di abbandono, di consegna nelle mani del Padre. Dobbiamo riconoscere quanto è liberante pensarsi e viversi così.

  • La pagina autobiografica di s. Paolo, tratta dalla lettera ai Colossesi, ha un’eco nel testamento di d. Nando, in particolare laddove egli ricorda l’esperienza pastorale e personale di s. Franca. Ciò che l’Apostolo scrive: “Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi”, lo troviamo espresso nel testamento. Con leggerezza d. Nando descrive l’avvio di quella parrocchia: fa un elenco di disagi vissuti (“senza chiesa, senza canonica, incontri nei seminterrati, scantinato, sante messe sempre all’aperto”) per poi concludere, con naturalezza: “In breve: ho vissuto gli anni più belli e di entusiasmo del mio sacerdozio. (…) l’entusiasmo non mi ha mai abbandonato”. Credo che oggi anche la parrocchia di s. Franca si senta privata di un padre che come scrive s. Paolo, si è affaticato e ha lottato (con voi e per voi) per rendere “ogni uomo perfetto in Cristo”. In quel tempo si era fatta forte in lui la chiamata missionaria. L’obbedienza al Vescovo gli aveva decisamente spostato l’oggetto della missione: da Formosa alla periferia di Piacenza, con l’inalterata passione per ‘impiantare’ una comunità attorno a Gesù e al Vangelo. Non è importante il dove, ma il come. In quel territorio che sarebbe diventato la parrocchia di s. Franca si è prodigato perché un nuovo insediamento di persone di provenienze molto diverse potesse avere un’anima. Potesse avere uno spazio che richiamasse l’essere comunità. E tutto questo non può che trasformarsi in un grande debito di riconoscenza.

Il medesimo sentimento che anche questa comunità di Castelnuovo Fogliani ha nei suoi confronti: verso colui che vi ha amati, fino alla fine, non riservando per sé nulla. Potremmo dire neanche un giorno.

  • Vorrei concludere sottolineando l’aggiunta finale che d. Nando fa al suo “Eccomi”. Chiude con le parole: “Si compia in me la tua volontà”. È ciò che segna un’esistenza cristiana: non semplicemente che la volontà di Dio si compia (come chiediamo nel Padre nostro), ma che questo avvenga per me, in me. E perché ciò sia possibile mi consegno alla sua opera, al suo Spirito, alla sua grazia.

Il richiamo immediato è alle parole di Maria che, di fronte all’annuncio dell’Angelo, si affida ad una volontà (quella di Dio) cha la supera, che a prima vista sempre impossibile. Ella confida che la Potenza di Dio possa realizzare ciò che non appare ai nostri occhi. Che la morte sia un passaggio. Che la morte sia vinta. Don Nando lo può dire perché in Maria ha visto tutto questo compiersi in maniera singolare. A lei ha sempre guardato, in lei si è affidato e ha affidato la sua comunità.

Ora d. Nando si consegna, come ultimo atto di fede, al Dio della vita. Noi lo accompagniamo, testimoni di questa lunga esistenza umana e sacerdotale consumata a servizio del Vangelo. Fino all’ultimo respiro.

Gesù buon Pastore ti introduca nel banchetto della vita riconoscendoti suo servo fedele. Amen.