Sabato 25 maggio ore 14,45 presso il Santuario di S. Maria di Campagna, P.le delle Crociate

Di seguito la lettera di don Carlo Tarli, responsabile diocesano.

Carissime/i,
penso siate tutti al corrente dell’increscioso episodio di profanazione dell’urna che, in duomo, custodisce le spoglie del Beato Giovanni Battista Scalabrini. Sono stati trafugati il calice che stringeva tra le mani, la croce pettorale, una corona d’oro del rosario, che aveva intrecciata fra le dita, l’anello episcopale. Oltre al valore degli oggetti sacri, è la profanazione che ci ha lasciato tutti attoniti. Il Beato Scalabrini, oltre ad essere venerato come l’apostolo dei migranti, è anche ricordato per il suo amore all’eucaristia. Per questa ragione, nell’esporre i suoi resti mortali alla venerazione dei fedeli, i suoi figli scalabriniani avevano voluto mettergli fra le mani il calice. Nello spazio di qualche ora, nell’intervallo tra la chiusura della cattedrale, a mezzogiorno, e la riapertura pomeridiana, dei malfattori che si erano nascosti all’interno della Basilica, hanno compiuto il sacrilego gesto. Questo tristissimo episodio ci induce a riflettere quanto vulnerabili siamo e quanta maggiore attenzione dobbiamo mettere nella custodia dell’immenso patrimonio artistico e spirituale di cui sono ricche le nostre chiese. Esso è la testimonianza della fede profonda delle generazioni che ci hanno preceduto. Erano assai più poveri di noi (nonostante la crisi che oggi ci affligge) eppure, per onorare il Signore, offrivano alla Chiesa con una generosità pari alla loro fede. A noi spetta ora difendere e tramandare questo formidabile patrimonio spirituale. La custodia delle nostre innumerevoli strutture sacre non può più essere garantita dai soli sacerdoti, sempre più ridotti di numero e sempre più deboli, a motivo dell’età avanzata. Perciò quei compiti finora assolti da essi, devono diventare amorosa e responsabile cura delle singole comunità. Come sapete, nella nostra diocesi, si sta costituendo la figura del cosiddetto “referente parrocchiale”. Si tratta di un cristiano laico che, avvalendosi della collaborazione di tutti quei fedeli capaci e disponibili, e in stretto collegamento con un parroco di riferimento, si farà carico di custodire le strutture sacre e di tenere viva la vita spirituale di quelle comunità che non possono più avvalersi della presenza stabile del sacerdote. Chi meglio del ministro straordinario della comunione, può assolvere a questo compito così necessario, delicato e urgente? La liturgia di questo Tempo Pasquale ci offre ogni giorno un brano del libro degli Atti degli Apostoli. Ci viene narrata la vita delle comunità cristiane degli inizi della Chiesa. Da quei racconti ci rendiamo conto che essa da sempre è stata una comunità in cui tutti i credenti avevano un compito e una responsabilità, secondo la diversità dei doni dello Spirito. Il Concilio Vaticano II ha espresso questo concetto con la formula “Chiesa tutta ministeriale”.
Per tenere vivo e alimentare in ciascuno di noi questo spirito di appartenenza e di responsabilità ecclesiale, ci incontreremo nella prossima Assemblea Diocesana, in cui sarà riconsegnato il tesserino a tutti coloro che hanno rinnovato il triennio.
Mentre vi saluto con gratitudine per la testimonianza che date presso le vostre comunità, vi aspetto tutti al nostro incontro.

Don Carlo Tarli