Mal 3,1-4
Eb 2,14-18
Lc 2,22-40

Stasera vorrei – per così dire – far parlare questa Cattedrale che, come Chiesa madre ci accoglie all’interno del Giubileo per i 900 anni dall’inizio della sua costruzione. Chiesa madre. Titolo che ci ricorda, per l’appunto, il carattere materno, generativo della Chiesa. Richiama il grembo dal quale siamo stati generati nella fede e dalla fede. Questo richiamo parla di una storia che ci riguarda. Che arriva a noi. Che è benedizione per noi. Storia di fedeltà, di braccia che, come quelle di Simeone, accolgono. E in quell’abbraccio noi, ciascuno di noi diventa motivo di benedizione. L’incontro tra Gesù e il popolo d’Israele avviene nel Tempio, ma è mediato da queste due figure (un uomo e una donna) che lo riconoscono prima di ogni sua parola o gesto. E l’accoglienza consiste in un abbraccio: Dio si lascia abbracciare. Si lascia prendere tra le braccia. Gesto di fede, gesto di tenerezza.
Noi siamo debitori di una storia, di questa storia. È la storia della nostra Chiesa, è la storia dei vostri carismi e delle vostre famiglie religiose. Storia di consacrazione attraverso la quale è giunta a voi la chiamata a seguire Gesù in un amore totale. Quelle braccia che accolgono Gesù non lo trattengono, lo passano ad altre braccia, indicando che in questo modo va ‘trattato’ il Signore: con la delicata accoglienza che è capace di trasmettere ad altre braccia il desiderio di tendersi per ricevere la gioia di quel bambino.
Prevalga in questo momento il sentimento di gratitudine in ciascuno di noi per la materna vicinanza della Chiesa, e gratitudine nella Chiesa per la presenza della vostra testimonianza credente.
La Cattedrale ci è indicata come la “Tenda del cammino”: immagine che per analogia può dire la realtà di ogni Ordine, di ogni Congregazione, Istituto, come di ogni gruppo di persone consacrate. Rileggiamo allora come ‘Tenda del cammino’ ogni vostra comunità di appartenenza.

  • La tenda è anche “Tenda del convegno”. Il Signore Dio si manifesta nella Tenda dove dà appuntamento e mostra davanti a tutti la sua presenza fedele. Davanti al popolo lo scendere di Dio è garanzia che Egli non fa venir meno la sua vicinanza e il suo accompagnamento. Nel vostro essere Tenda (come persone consacrate e come Istituto) voi dite a tutti che il Signore è fedele, non fa mancare neanche oggi la sua presenza premurosa. Nel cammino la Tenda accompagna il popolo assicurando il riparo e ricordando la necessità della sosta, del riposo. Nel cammino del deserto le soste sono importanti più delle ore di strada. Le forze si recuperano proprio nel fermarsi, altrimenti si soccombe.

Alla luce dell’immagine cara all’esperienza dell’Esodo il rimando alla vostra presenza profetica deve ricordare a noi tutti la necessità del sostare: di scandire l’attività con il riposo, la dedizione con la preghiera, le parole con l’ascolto.
Diverse delle vostre realtà sono già per molte persone un’offerta di momenti quotidiani o periodici di spazi di preghiera, di ascolto della Parola di Dio. Non trascurate la profezia che vi è affidata di richiamare l’equilibrio da perseguire nella vita spirituale.

  • La Tenda è orientata al cammino. Una vita cristiana che non viva la tensione, il dinamismo del camminare, appiattendosi sulla ripetizione sterile, sul restare ancorati alla strada fatta, è destinata a non giungere alle promesse per le quali si è partiti. È utile ritornare su quanto troviamo nel libro del Deuteronomio, nel quale all’inizio il Signore rimprovera il suo popolo: “Avete dimorato abbastanza su questa montagna; voltatevi, levate l’accampamento e dirigetevi verso le montagne degli Amorrei…” (Dt 1,6-7). E subito dopo: “(…) e per lungo tempo girammo intorno alla montagna di Seir. Il Signore mi disse: «Avete girato abbastanza intorno a questa montagna; volgetevi verso settentrione»” (Dt 2,1-3). La tentazione presente in ogni cammino è di girare a vuoto, attorno a noi stessi. Voi lo sapete bene, quando un carisma non intraprende strade nuove, quando un cammino di fede non ha il coraggio e la forza di avviare percorsi di conversione (notiamo che il testo di Dt usa l’imperativo: ‘volgetevi…’), la nostra vita di fede non dice più nulla a noi e agli altri. Ogni sosta rilancia il cammino. Fa ripartire se in quel fermarsi si ascolta: il Signore che parla con la sua Parola e dentro agli avvenimenti della storia. Saper ascoltare i desideri come pure le fatiche, proprie e altrui. Per lo più la voce del Signore ha la forza della brezza leggera. La forza della vita consacrata (o la sua debolezza) sta proprio in questo essere consegnati ad un cammino che non si può interrompere. Il suo stato di salute lo si può cogliere in questo modo.
  • La Tenda del cammino non è un appartamento, che dice l’appartarsi in uno spazio privato, che costruisce spazi dove il ‘privato’ dichiara l’esclusione dell’altro, il tenere l’altro fuori della porta. La tenda è aperta, è luogo di raduno. È fraterno ritrovarsi. Perché nella sosta si ritrova chi cammina a fianco a te. Sono convinto (lo siamo tutti) che la vita consacrata sia “segno di contraddizione”. Lo è, a titolo diverso, per i tre voti (povertà, castità e obbedienza) che pro-vocano la visione diffusa dell’essere umano autoreferenziale, regola a sé stesso. Ma non da meno è segno di contraddizione la fraternità. Perché, lo sappiamo bene, lo è innanzitutto per voi stessi/e consacrati/e. Tra le diverse cose mi colpiva nella lettera inviata dal Prefetto della Congregazione degli Istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica l’invito: “Ravviviamo e curiamo la nostra appartenenza perché, lo sappiamo molto bene, nel tempo rischia di perdere forza, soprattutto quando all’attrattiva del noi sostituiamo la forza dell’io”. Sembra ci sia una lotta impari tra un’attrattiva (un desiderio) e una forza (di affermazione e di sopravvivenza), tra un noi faticoso da perseguire e un “io” che tende ad imporsi con forza.

Il Signore doni a voi di testimoniarci con tenacia e con gioia il dono della fraternità, sappiatela custodire come un bene prezioso e necessario non solo per voi, ma per noi tutti.
Anche per il cammino della nostra Chiesa abbiamo bisogno che voi siate Tenda che invita tutti a sostare, Tenda per poter intraprendere percorsi di novità, Tenda che testimonia la necessità di percorrerli da fratelli.

Cattedrale di Piacenza, 02 febbraio 2022