Dn 7,13-14

Ap 1,5-8

Gv 18,33b-37

 

 Celebriamo la 71ma giornata nazionale del Ringraziamento, a livello provinciale e diocesano, nella domenica di Gesù Cristo Re dell’universo. Una regalità, quella di Gesù, che rinvia a quel Regno di Dio che è stato al centro della sua predicazione (“Il Regno di Dio è vicinoIl Regno di Dio è simile…”). Nella pagina evangelica appena ascoltata, proprio quando è già stato consegnato nelle mani degli uomini, all’interno del dialogo con Pilato, Gesù conferma di essere Re: “Tu lo dici: io sono re”. Ma si preoccupa di precisare che il suo regno “non è di questo mondo”. Prova ne sia che i suoi servitori non sono scesi in campo perché non fosse consegnato ai Giudei (“…Ma il mio regno non è di quaggiù”).

Il Regno, la regalità di questo mondo sta in piedi con la forza e con la lotta. Si impone con la violenza. Laddove regna il principio dell’imposizione, quando la forza è legge… lì regna la logica del Regno secondo criteri umani. In questo modo Gesù ribadisce, sulla propria pelle, che in realtà ogni forma di violenza è una sconfitta. Non va dimenticato. Il ventaglio della violenza è molto ampio, ed esteso al punto da raggiungere ogni ambito della vita dell’uomo. Può attraversare la stessa attività umana, anche quella lavorativa, produttiva, addirittura verso il proprio simile, nelle diverse forme di sfruttamento. Ma non solo. Infatti l’attività più alta dell’uomo (che secondo la Bibbia fa assomigliare l’uomo a Dio) può essere violenta verso ciò che lo circonda, verso le creature e l’intero creato.

Il Regno di questo mondo è la mentalità diffusa, rispetto alla quale noi possiamo mantenere un rapporto consenziente, se non connivente, quando ripetiamo: “così vanno le cose…”; “lo fanno tutti…”, “altrimenti sei tagliato fuori dal mercato…”. Forse non ci rendiamo conto che in questo modo diventiamo complici di quella logica di potere di cui diventiamo, a nostra volta, schiavi e vittime. Quel regno si alimenta anche con le nostre scelte.

Il fatto che il Regno che Gesù inaugura non è di questo mondo, non significa che sia qualcosa di astratto (o di ‘spirituale’) e che quindi non riguardi la concretezza della vita e delle scelte, né quindi che esso non chieda il nostro/mio impegno per servirlo e farlo crescere. Al contrario Gesù parla del Regno di Dio come qualcosa che ha a che fare con le azioni e le cose quotidiane.

Il Regno di Dio dà testimonianza alla verità: cioè dice qual è la verità delle cose, delle relazioni, del lavoro e del profitto. Dice la verità del consumo, che deve essere sempre di più intelligente. Un economista ha affermato: “io posso votare con la mia spesa”. Con il gesto quotidiano di scegliere i prodotti che mi servono per vivere incido sulle logiche del mercato. Non è vero che non possiamo pesare sul cambio di logiche. Un giorno, quando andavo ad aiutare in una parrocchia con una alta attività di orticoltura, un giovane adulto venne a confessarsi, rattristato perché, quando a breve sarebbe iniziata l’intensa produzione stagionale (quasi 9 mesi!), non sarebbe più venuto a messa, perché assorbito totalmente dal lavoro di raccolta. “Non c’è più né sabato né domenica!” si giustificava. E gli dissi: dove è scritto che devi portare al mercato i prodotti tutti i giorni? Con mia sorpresa quella domanda lo aveva messo di fronte al fatto che c’è una misura anche al profitto, che c’erano lui e la sua famiglia al primo posto. Il riposo dal lavoro dà dignità all’uomo e mantiene un corretto rapporto ed equilibrio nell’uso del tempo. Dà priorità alle cose.

Forse per iniziare ad interrompere la logica dominante di “questo mondo” (rispetto al lavoro, al profitto, al tempo…) potrebbe essere utile chiedersi regolarmente: “perché?” e magari: “per chi?” sto facendo questo… e con questi ritmi? Con quali conseguenze? Su di me (sulla mia salute e sulla mia coscienza)? Rispetto alla mia famiglia e agli altri?

Direi che è significativo che Gesù identifichi chi vuole entrare nel suo Regno, sotto la sua signoria… come colui che ascolta (la Sua voce). Ascoltare sé stessi. Ascoltare chi ti è vicino. Ascoltare il Signore e la sua Parola… Ascoltare il grido della terra, come pure il silenzio assordante di ogni ingiustizia a cui è tolta anche la parola… Per venire alla verità della vita è indispensabile saper ascoltare.

Questo anno siamo chiamati come Chiesa di Piacenza-Bobbio e come Chiesa italiana ad ascoltare e ad ascoltarci per discernere ciò che lo Spirito Santo dice a noi. Mi piacerebbe che poteste creare anche voi, Coltivatori diretti, degli spazi per ascoltare, per superare, come abbiamo scritto nel tema dell’anno, il lamento sterile per riuscire a capire quali appelli ci vengono dal lavoro, dal rapporto con la terra e con gli animali, da un profitto legittimo e doveroso che tenga conto di tutto e di tutti.

Penso che il grazie che oggi esprimiamo coralmente per i frutti delle vostre attività appassionate possa diventare un momento per rilanciare la bellezza e la grandezza del vostro lavoro a servizio del creato e del bene di tutti. Oltre al vostro.