Il vescovo mons. Cevolotto ha preseduto in Cattedrale la Messa crismale con sacerdoti e diaconi

“Con l’aiuto di Dio”: è questo il segreto perché ogni vocazione, dal sacerdozio al matrimonio alle tante scelte della vita, “funzioni”, cioè sia fedele nonostante il passare del tempo e le inevitabili crisi. Ne ha parlato il vescovo mons. Adriano Cevolotto alla Messa crismale al mattino del Giovedì Santo in Cattedrale a Piacenza di fronte a numerosi sacerdoti e diaconi e al vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio.

Durante la liturgia ha avuto luogo la benedizione degli oli (dei catecumeni, degli infermi e del Crisma) che verranno utilizzati in diversi sacramenti: battesimo, cresima, ordinazione dei sacerdoti e dei vescovi, unzione degli infermi.

Quest’anno, in coincidenza con il trentunesimo anniversario delle stragi mafiose di Capaci e Via D’Amelio, nel Crisma è stato inserito anche l’olio di oliva proveniente dall’uliveto che sorge nel luogo della strage di Capaci, curato dall’Associazione Quarto Savona 15, animata da Tina Montinaro, vedova del capo scorta del magistrato Giovanni Falcone, e inviato dalla Questura di Palermo a tutte le diocesi d’Italia.

La benedizione degli oli – ha sottolineato il Vescovo – collega in modo chiaro la celebrazione dei sacramenti alla Pasqua. “La Pasqua di Gesù – sono le sue parole – si diffonde così nell’esistenza del cristiano nei suoi momenti decisivi, trasformandola in esistenza pasquale”.

Il rinnovo del proprio “sì” da parte dei sacerdoti alle promesse della loro ordinazione – ha detto ancora mons. Cevolotto – “non è una specie di tagliando da ripetere perché la promessa iniziale ha una scadenza. Rinnovare le promesse fatte il giorno della nostra ordinazione sacerdotale ha l’obiettivo di ridare forza al nostro essere e operare da presbiteri”.

La vocazione sacerdotale – ha aggiunto – non è un fatto privato, è un consegnare a Dio e alla comunità la propria vita. “Dovremmo poter contare tutti sul sostegno della comunità che, grazie anche a questo momento – la messa crismale -, si educa a purificare le richieste al sacerdote e a richiamarci, quando rischiamo di perdere per strada qualche pezzo, a ciò che ci è affidato e per il quale abbiamo fatto una promessa”.

Il Vescovo ha poi allargato la sua riflessione alle diverse scelte di vita. “La vita cristiana e le sue vocazioni – ha precisato – sono tutte costruite a partire da alcune promesse. Dal battesimo-confermazione, con le proprie promesse (per i più piccoli fatte dai genitori e padrini); al matrimonio, nel quale c’è una promessa di un amore unico, fedele e fecondo per tutta la vita; alla consacrazione, con i voti o le promesse emesse ad un certo punto in forma definitiva; per arrivare al sacramento dell’ordine”.

Ogni scelta – ha detto ancora -, dal matrimonio alla consacrazione, richiede l’impegno di tutta la vita.

“Anche nel matrimonio – ha spiegato – quella persona che il Signore ci ha fatto incontrare e con la quale si intravvede un futuro di felicità, ti è chiesto di impegnarti ad amarla come l’amore esige. E la promessa dipende dall’impegno che sei disposto a metterci, da quanto sei disposto a crederci. Proprio questo oggi, per la mentalità diffusa, è motivo di scandalo. Sembra assurdo che io possa impegnarmi per il mio futuro. L’obiezione più frequente è proprio questa: «come posso essere sicuro/a che domani proverò lo stesso sentimento verso questa persona?» oppure: «come posso precludermi altre opportunità che nel tempo mi si possono dare?». Questo ci fa capire perché non è solo in crisi la vocazione alla vita consacrata e al ministero ordinato, ma ogni vocazione, anche quella al matrimonio e alla genitorialità”.

Il cristiano di oggi e di ieri – ha proseguito mons. Cevolotto – non è un ingenuo, né un presuntuoso, ritenendo di essere migliore degli altri, o meno soggetto alle crisi, meno esposto alla prova della fedeltà. Tutt’altro. La Chiesa, qualora qualcuno si dimenticasse, ci fa aggiungere, nel momento della promessa vocazionale: “Con l’aiuto di Dio!”. Non è una nota da poco, trascurabile. Al contrario, è il cuore dell’impegno personale.

Non ce la faremo mai – sintetizziamo le parole del Vescovo – a tener fede a un impegno preso puntando solo sulle nostre forze. Il Giovedì Santo è l’occasione come sacerdoti per ritrovare le motivazioni profonde per “vivere con freschezza” il nostro ministero: “Solo perché Cristo viva in me, con il suo amore, ha senso anteporre il bene degli altri al proprio. Il bene della Chiesa e del presbiterio al proprio interesse”.

La forza per rispondere sì ogni giorno agli impegni presi la si trova nella preghiera, in “tempi e spazi di silenzio nei quali cercare l’intimità con il Signore, nella quale ci può aprire promesse di vita”.

Il Vescovo ha poi fatto riferimento alla tradizione, presente nella diocesi, dei ritiri vicariali: “facciamoli diventare – ha detto – anche spazi dove allenarci nel silenzio per far risuonare la Parola ascoltata”. Le fatiche che si sperimentano, e che sul piano umano si sarebbe portati a evitare, quelle fatiche che a volte generano delusione, sono invece la strada della fedeltà che crea legami e fa crescere la passione. Gesù, a cui abbiamo affidato la vita, ci spinge a “non escludere nessuno dal Suo amore”, a non “chiudersi in piccoli recinti di un ordinario di basso profilo”.

In alcune aree della diocesi la vita della comunità cristiana si concentra spesso solo nella celebrazione liturgica. “Questo fatto – ha sottolineato – ci obbliga a dedicarci alla cura della liturgia, non possiamo correre il rischio di esaurire le energie nei trasferimenti frenetici e nella moltiplicazione delle messe. Oltre a non prestare un vero servizio, esprimendo al meglio la ricchezza della liturgia, corriamo il rischio di inaridirci”.

Nel concludere la messa mons. Cevolotto ha espresso il suo augurio pasquale a sacerdoti e diaconi invitandoli a farsene portatori presso le singole parrocchie.