Introduzione in S. Francesco
Gl 2,12-18 2Cor 5,20-6,2 Mt 6,1-6.16-18
È ormai tradizionale il cammino che tra poco faremo fino alla Cattedrale. Un cammino a raccogliere simbolicamente l’invito che il Signore rivolge a tutti e a ciascuno: “Ritornate a me… ritornate al Signore, vostro Dio”.
Ci mettiamo in strada in silenzio, perché non abbiamo nulla da dire, lacerati nel cuore. Le parole in certi casi servono a giustificarsi. Ammutoliti perché non ci sono parole per giustificare il nostro modo di vivere.
È un andare senza canti o preghiere, senza parole perché il silenzio parli in noi e per noi. Il silenzio dice di noi. Siamo in silenzio ma non muti.
Nella nostra assenza di parole vogliamo raccogliere il grido soffocato in gola di tanti fratelli e sorelle muti a causa del dolore. È il silenzio imposto ovunque sotto il cielo della prepotenza delle bombe e della devastazione della violenza.
Che il nostro camminare silenzioso sia l’accompagnarci a tanti sguardi imploranti, sia la condizione per lasciarci raggiungere dal grido sofferente di tanti fratelli e sorelle. Papa Francesco ha scritto nel messaggio per la quaresima: “Anche oggi il grido di tanti fratelli e sorelle oppressi arriva al cielo. Chiediamoci: arriva anche a noi? Ci scuote? Ci commuove?”.
Ogni conversione è originata dall’ascolto di Dio e dall’ascolto di ciò che ci circonda. Dal vedere che sa ascoltare.
OMELIA
Anche quest’anno a Pasqua alcuni fratelli e sorelle riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Abbiamo appena vissuto, in un semplice rito, la loro Ammissione. Per loro la comunità è un dono perché, nella fede che professiamo, nella testimonianza di vita che è offerta loro, nella cura di fratelli e sorelle che in questo tempo si sono affiancati al loro desiderio, essi riceveranno la grazia dei sacramenti.
Non li associamo a noi, come un qualunque sodalizio, in seguito ad una quota di iscrizione. Li riconosciamo fratelli e sorelle nella fede, amati dallo stesso Amore di Dio. È il Signore che ce li fa compagni di vita nella fede.
Anche noi li riconosciamo come un dono perché ci rinviano al nostro inizio, il cui ricordo il tempo può aver annebbiato. Leggiamo nei loro occhi la grazia e lo stupore per una iniziativa del Signore che ha prediletto…noi come loro. Mi ha colpito quello che Papa Franceso ha scritto nel messaggio per questa quaresima: “è Dio a vedere, a commuoversi e a liberare, non è Israele a chiederlo. Il Faraone, infatti, spegne anche i sogni, ruba il cielo, fa sembrare immodificabile un mondo in cui la dignità è calpestata e i legami autentici ci sono negati. […] a dover essere denunciato è un deficit di speranza. Si tratta di un impedimento a sognare […]. Somiglia a quella nostalgia della schiavitù che penalizza Israele nel deserto”. Anche noi siamo immersi in questo deficit, anche noi vittime di un fatalismo rinunciatario.
Anche attraverso il volto di questi fratelli e sorelle, ma soprattutto grazie al tempo di quaresima che ritorna, ci è offerta la possibilità di coltivare speranza. È Dio che non smette di sperare un futuro per ciascuno di noi e per l’umanità. Per questa ragione non si stanca di far risuonare l’invito/l’offerta di una conversione, che, per Lui, è sempre preziosa. Ed è sempre possibile.
C’è una espressione proverbiale da cui dobbiamo guardarci: “si stava meglio quando si stava peggio”. Si tende, di fronte alle inevitabili difficoltà di ogni stagione, rimpiangere il tempo in cui si stava peggio, dimenticando che quella situazione ci aveva fatto desiderare altro: una “terra promessa”, una liberazione. Qualsiasi cammino di libertà ha sempre un caro prezzo, non è mai a buon mercato. La vera libertà costa.
Di fronte alla fatica di essere grandi, i giovani (anche adulti) possono preferire di rimanere adolescenti. Piuttosto di accettare le responsabilità preferiamo lasciarle ad altri, e così scegliamo di non decidere. Allora l’invito alla conversione è un invito a scegliere da che parte stare. È decidere. E’ decidersi.
L’apatia, cioè la mancanza di passione, alimenta una rassegnazione triste. Quaresima è stata associata al tempo delle rinunce, dei digiuni che abbiamo declinato in vari modi, superando quella del cibo.
Proviamo in questa quaresima a dedicarci a delle passioni, che attaccano il nostro cuore a qualcuno o a qualcosa che ci permette di deciderci per uscire dalla nostra indifferenza mortifera, dalle nostre pigrizie.
Appassioniamoci alla lettura, alla S. Scrittura. Appassioniamoci, dando del tempo, ritagliandolo da altre cose, alla cura di qualcuno su cui abbiamo aperto gli occhi.
Appassioniamoci a qualche realtà comunitaria, che ci permette di creare legami di vita, di uscire da quel piccolo mondo che è il nostro io.
Il Signore benedica le nostre conversioni. Benedica le passioni che susciterà nel nostro cuore.




