“«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»”. Noi ministri ordinati, con il ministero che ci è affidato, in modo singolare siamo dentro all’oggi nel quale si compiono le promesse di Dio, l’oggi di tanti battezzati puntualmente raggiunti dalla fedeltà del Signore. Sempre nella mediazione umana. Non a caso ciascuno associa il proprio cammino di fede a quello di alcune figure di sacerdoti.
Diversi anni fa, in occasione del cambio di un parroco che per le caratteristiche personali non consideravo avesse costruito relazioni significative e calorose con i suoi parrocchiani, un giovane mi confidava: “Mi dispiace molto che vada via. Perché con lui ho vissuto tutti i momenti più importanti della mia vita e della mia fede” e faceva l’elenco: prima confessione, prima comunione, cresima e, infine, matrimonio. Nei momenti decisivi lui c’era stato. Quel dialogo mi è ritornato in questi giorni pensando alla Messa crismale. Tra poco rinnoveremo le promesse sacerdotali, benediremo gli oli con i quali celebreremo i sacramenti. È proprio dentro a questo spazio che noi costruiamo i nostri legami. Legami necessari per vivere, perché legano, appunto, la nostra persona, la nostra storia con quella di altri e di altre. Necessari perché non viviamo sospesi, bensì sostenuti da quegli intrecci di vita e di amore. Alcuni legami dipendono dalle qualità delle nostre relazioni, altri sono frutto di un dinamismo che ci supera, perché ha come protagonista lo Spirito Santo, dentro l’esercizio del nostro ministero, in un percorso di presenza quotidiana, di disponibilità, di incontro.
- Molto del nostro impegno pastorale è dedicato alla celebrazione dei sacramenti. In alcuni casi dovremmo chiederci se non rischia di essere così totalizzante da diventare un frenetico trasferimento da una chiesa all’altra, ben rappresentato dall’immagine ascoltata in Visita pastorale: il sacerdote arriva posizionando l’auto verso la direzione di partenza e con il motore acceso. Evitando questi possibili eccessi, è vero che nell’esercizio sacerdotale la celebrazione crea ‘legami spirituali’, generati e radicati nell’azione dello Spirito Santo che è all’opera nell’azione liturgica.
Noi intercettiamo le persone nei momenti decisivi della vita, dal nascere alla maturazione, nel soffrire e nel morire. In queste situazioni assicuriamo una vicinanza che si qualifica per la Parola del Signore annunciata e per il gesto sacramentale che testimonia la presenza attiva dell’Amore di Dio. Grazie allo Spirito Santo la nostra persona e il servizio che ci è affidato viene associata, partecipa alla vicenda di quelle persone e dei loro familiari. La celebrazione di quel sacramento rimane non tanto nella foto-ricordo quanto nella memoria credente. E noi siamo uniti a quell’evento di grazia, a quell’oggi della grazia di Dio.
Vorrei dire che è questo il legame singolare, unico che ci caratterizza e che non possiamo trascurare. Noi stessi nell’esercizio sacerdotale siamo trasformati in una contemporanea paternità e fraternità spirituali.
- Dentro al ministero sacerdotale e grazie alle mille relazioni che vi si intrecciano si creano dei legami affettivi. Dello spessore di alcuni di essi ci accorgiamo ben presto, di altri ne cogliamo l’importanza quando si interrompono, anche solo per un cambio di parrocchia o di servizio. Per questi legami siamo più sensibili e in alcuni casi diventano la ragione prevalente per resistere ad un avvicendamento. Ci sono necessari. In particolare a noi, persone celibi. Ci sono necessari per vivere una dimensione che ci appartiene e che non va mortificata. In questo modo esprimiamo un’appartenenza alla vita delle persone che ci sono affidate, come pure permettiamo loro di volerci bene, di lasciarli entrare nella nostra vita. A riguardo è importante maturare relazioni libere e liberanti e per questo motivo ci è chiesta vigilanza perché non diventino legami escludenti ed esclusivi.
Tra questi legami da coltivare c’è quello dell’amicizia con confratelli presbiteri. Oltre a quella fraternità e stima, da ricercare tra noi, è auspicabile che si realizzi un’amicizia con qualcuno con il quale ci sia un autentico e sincero aiuto e una condivisione della propria esperienza di fede. Avere qualcuno che ti possa dire le cose è importante per non crescere nella presunzione di bastare a sé stessi.
- C’è infine un terzo livello di legami, che chiamiamo sociali, comunitari. Il ruolo non è un vestito che si indossa, una posizione di distanza e di esercizio di potere. Si tratta piuttosto di un modo di stare a servizio che è necessario per quella comunità o quell’ambito di cui si è responsabili, temporaneamente e corresponsabilmente. Una comunità, un gruppo sociale avverte la necessità che ci sia una guida, un referente, un pastore, al punto che quando questo è debole o addirittura assente sono le relazioni stesse a patire, a tendere alla conflittualità inconcludente.
È sempre bello sentire le diverse generazioni ricordare i loro parroci, i loro curati. Quando una comunità fa memoria riconoscente di un pastore, celebra e custodisce la propria storia. In questi casi il tratto che viene ricordato è la presenza fedele, la dedizione, le qualità e, benevolmente, anche i limiti.
Certo oggi questi legami non sono più determinati da una presenza prolungata nel tempo ed esclusiva, ma è importante che i sacerdoti, pur avendo la responsabilità di più comunità e un ruolo che favorisce la comunione tra diversi attori, s’impegnino a creare legami con le persone, nella condivisione del presente e aiutando a guardare avanti sostenendo la speranza. I legami comunitari possono diventare legami di fiducia e di speranza.
In questo Giovedì santo, in questa Messa crismale chiediamo la grazia di saper custodire, nella nostra vocazione e ministero, i legami che ci sono donati, apprezzandoli per quello che sono. Legami che a loro volta ci custodiscono nella fede e nella nostra umanità che ha bisogno di calore e di cura.