Cattedrale – 01.11.24
Ap 7,2-4.9-14 1Gv 3,1-3 Mt 5,1-12
Questa Solennità e la celebrazione che stiamo vivendo è uno splendido inno cosmico: unisce la terra e il cielo, unisce i tempi e i luoghi della terra e della storia del mondo. Come sempre, ma oggi con maggior consapevolezza, questa nostra assemblea è unita all’assemblea dei Santi che stanno davanti a Dio. La santità è un canto di lode al Dio, tre volte Santo.
Oggi viene ripetuto a noi, incalliti e miopi pessimisti, che c’è tanta santità nelle pieghe delle nostre comunità. Nella Visita pastorale ho potuto toccarla con mano tra quanti, anziani o malati, testimoniano una fede incrollabile, che ha passato il vaglio di tante tribolazioni. Una speranza che si esprime in serenità e pace. In tante persone, adulti e giovani, che perseverano in una carità e un servizio che non hanno misura. Quando una donna colpita da una malattia degenerativa ti chiede una preghiera (subito mi sono immaginato che chiedesse una preghiera per la sua salute) e scopri che chiede di pregare per una sua amica morta improvvisamente, per i suoi familiari che si prendono cura di lei e perché lei non perda la fede, puoi dire di aver toccato con mano la santità. Quella santità che sorregge il mondo e le nostre comunità.
La Visita pastorale mi sta confermando che la mia, la nostra fede è debitrice di quella “generazione che cerca il tuo volto, Signore”. Più che di tanti piani pastorali, di eventi ecclesiali (sappiamo che sono necessari), noi oggi ereditiamo un patrimonio di santità, di fedeltà, di testimonianza e di servizio all’uomo e alla città, che abbiamo respirato e che ci hanno permesso di immaginare che Gesù è vita piena, che costruire legami di carità disinteressata è vera beatitudine. La Solennità di tutti i Santi ci immerge in questa tradizione che rende viva la fede: una generazione all’altra proclama, narra le grandi opere di Dio. Una generazione rende desiderabile all’altra una vita evangelica.
Oggi ciascuno dovrebbe aggiungere i propri santi alla litania che tra poco pregheremo: quali sono i santi che mi hanno parlato di Dio, di Gesù? Del suo vangelo?
E proprio loro ci dicono che la santità è possibile, che ad ognuno è affidato il compito di darle forma, voce, volto, gambe, braccia e cuore.
A noi, anche alla vostra generazione, è consegnata la generazione che verrà, che necessita, per vivere e per decidere di credere, della nostra credibilità. Non ci possiamo sottrarre alla responsabilità verso chi giungerà dopo di noi e per questo dobbiamo chiederci che eredità stiamo loro consegnando? E’ giusto interrogarci su quale mondo, quale pianeta lasceremo dopo di noi (aria-acqua-terra-risorse), ma non da meno dobbiamo chiederci quale desiderio stiamo trasmettendo di un senso? di un Amore che, solo, dà pienezza alla vita?
Non si tratta di cercare la perfezione, ma di testimoniare la consapevolezza profonda di essere figli/e amati, purificati continuamente dalla speranza che il nostro futuro lo custodisce Lui. Se ciò che ci attende è Dio, così come Egli è, allora non può che attenderci l’Amore. In questa speranza la nostra esistenza si purifica da tutto ciò che inquina e inganna, perché temporaneo. Il Signore in questa celebrazione ci doni la gioia e il desiderio per la santità che ci riguarda.