Nm 6,22-27
Gal 4,4-7
Lc 2,16-21
C’è una logica finanziaria, commerciale che assegna a questo giorno il termine di un anno produttivo e gli affida il compito di fare il bilancio: si affiancano i numeri positivi e quelli passivi e si tirano le somme.
La vita del cristiano non sottostà a questa logica. La conclusione dell’anno, di tutti gli anni, prevede il ‘Te Deum’, un canto di lode e di ringraziamento. È l’invito ad entrare in questa prospettiva trovando i motivi personali e comunitari perché non sia un canto stonato. Nella fede la Chiesa ci dice: in che modo tu entri in questo rendimento di grazie e di lode?
C’è una visione del tempo che ci appartiene e che si differenzia dall’identificare il tempo che viviamo con il Kronos, da cui la ‘cronaca’. Per noi il tempo viene riscattato dallo scorrere in un moto circolare, perché è visitato da Dio puntualmente e va verso un compimento. Non verso la fine, ma verso un fine. Allora la cronaca è raggiunga dal Kairòs, dal momento favorevole.
Per questo noi ringraziamo, perché nello scorrere del nostro tempo, Dio non fa mancare la sua presenza puntuale e provvidente. C’è più bene di quello che noi riconosciamo.
Allora ci rendiamo conto che il ritrovarci stasera è un modo per combattere la mentalità del ‘tutto è dovuto’, dei ‘diritti acquisiti’ e garantiti, della ‘fortuna’ da assicurarsi con qualche stratagemma o amuleto. Perché è dentro a tale pensiero che si radica la domanda oggi diffusa: perché mai dovrei ringraziare? E chi?
Facciamo fatica a riconoscere che c’è un’origine della vita e del bene (nostro e comune) che noi non disponiamo e che ci è chiesto umilmente di accogliere, con quell’atteggiamento di Maria che il vangelo anche stasera ci ha presentato: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Un’abilità, quella del custodire meditando, che si apprende nell’esercizio. Altrimenti la cronaca, quella nera e dolorosa, si impone, provocando in noi la reazione di difesa dell’oblio, della rimozione. Ma anche la cronaca buona, non è percepita nella sua profondità per quello che ci può rivelare e per quello che ci può istruire.
Dentro la ‘logica del bilancio’ ricordata, stasera si impongono con decisione le notizie di guerra e le voci di violenza, che, nel caso dell’Ucraina, hanno gli occhi di coloro che ancora sono esuli tra noi. Come i bambini con le loro mamme che ho incontrato stamattina. Il disarmo dei cuori e degli arsenali militari si rende necessario perché altrimenti la minaccia di conflitti incontrollati rimane latente e si può scatenare in ogni momento. Si impongono ancora le conseguenze di quella guerra che toccando anche le nostre economie familiari ci dicono che nessun conflitto è così lontano da ritenere che non ci riguardi. Si impongono i cambiamenti climatici che questa estate hanno avuto l’immagine del Po in secca, degli invasi in montagna svuotati. E potremmo aggiungere tanti altri fatti che ci farebbero ripetere: non c’è proprio da ringraziare!
Eppure in tutto questo c’è stato un intreccio di tanti piccoli e grandi gesti di solidarietà, di cura, di impegno che hanno la forza di alimentare la speranza.
Abbiamo preso coscienza di essere in cammino, radicati in una storia: ce l’ha ricordato il centenario della Cattedrale, la canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini. Altri anniversari, penso alle suore della Divina provvidenza per l’Infanzia abbandonata in Etiopia, ad Africa Mission.
Ce lo ricordano altre realtà di prossimità e di testimonianza di fede, allo stesso modo dei gesti, quotidiani e nascosti ai media e ai social, di cura in tante famiglie, che ci confermano che l’incertezza che abitiamo mantiene riferimenti che ci permettono di guardare l’anno che si apre con ragionevole fiducia. Siamo certi che le cose non andranno tutte bene, ma siamo altrettanto sicuri che il Signore non farà mancare la sua presenza e il suo aiuto. Siamo confermati che Egli susciterà energie impensabili e indispensabili. Cosa assolutamente rilevante perché anche quello che si apre possa diventare un anno buono.
Allora cantiamo il Te Deum per l’anno che si conclude e per quello che si apre: un canto di lode e di ringraziamento perché “eterna è la sua misericordia”.