Gen 3,9-15.20

Ef 1,3-6.11-12

Lc 1,26-38

 

Questa ordinazione diaconale ha delle coordinate personali (il cammino personale e di coppia di questi 4 ordinandi), liturgiche (la Solennità dell’Immacolata concezione della Vergine Maria) ed ecclesiali (il momento storico che sta segnando la Chiesa di Piacenza-Bobbio). Sono convinto che queste coordinate ‘spirituali’ (vale a dire condotte dallo Spirito Santo) ci aiutino ad entrare in questo evento di grazia.

  1. Oggi convergono quattro storie di salvezza, che hanno alcuni tratti comuni (la vita battesimale, la vocazione al matrimonio e alla genitorialità, un legame con una comunità cristiana che li ha sostenuti e accompagnati). Dentro a queste vicende c’è stato l’irrompere di un appello, di un’ulteriore chiamata giunta per lo più in modo inatteso (questo dice che la vocazione non appartiene ad una stagione della vita). L’irrompere di una chiamata che ha aperto una prospettiva nuova, cioé di diventare segno sacramentale di ciò che appartiene alla vita cristiana e quindi a tutti, vale a dire della diaconia. Non una delega, né un’esclusiva, ma un ministero che deve suscitare, dentro alla comunità cristiana e dentro alla storia degli uomini. il desiderio e la volontà che sia vissuta da tutti. In questi nostri quattro fratelli si sta manifestando e compiendo una vocazione di profonda comunione con Gesù. Lo invocherò poi nella preghiera di consacrazione: “Siano immagine del tuo Figlio, che non venne per essere servito ma per servire”.

 

  1. La Solennità dell’Immacolata ci sta offrendo un altro tassello per comporre la comprensione di quello che stiamo vivendo. Al termine dell’incontro di Maria con l’Angelo Gabriele e con la Parola da lui pronunciata, lei si dichiara: “la serva del Signore”. Espressione ripresa nel Magnificat (“ha guardato all’umiltà della sua serva”). La diaconia qui trova il suo fondamento spirituale. Il fondamento/la ragione dell’essere servi non sta nella disponibilità a prestarsi a favore degli altri. Essere servi è più che fare dei servizi. Certo li richiede, ma allo stesso tempo supera ogni gesto generoso che si compie. Essere servo è accettare che, per qualsiasi strada avvenga, si compia la Parola di Dio, la sua volontà. Essa giunge in modo così deciso e sorprendente da rovesciare i piani, i progetti, l’idea che noi abbiamo di noi stessi. Come è possibile? Si chiede Maria. Ce lo chiediamo noi. Ma, a differenza sua, noi per lo più lo diciamo per escludere ciò che si presenta davanti e che non corrisponde ai nostri convincimenti.

Qui si apre il mistero che stiamo contemplando in Maria: la grazia (di cui è stata colmata in modo traboccante) vince ogni dubbio e sospetto su Dio per aprire ad un affidamento fiducioso. È la manifestazione della condizione di creatura salvata. Comprendete, cari fratelli ordinandi, che per essere e rimanere servi del Signore è chiesto di dare spazio a quella Parola che ci raggiunge con la Scrittura da meditare e pregare (non trascurate la lectio divina!); ci raggiunge attraverso i nostri fratelli/sorelle, i poveri soprattutto; ci raggiunge con i fatti della vita e della storia.

 

  1. Voi diventate diaconi nell’anno nel quale è stato avviato il Cammino Sinodale. Una coincidenza o un’indicazione da raccogliere? Non solo da voi ma anche dalla Chiesa di Piacenza-Bobbio? Per noi è anche l’anno della ripresa del progetto delle CP, nel quale è decisivo ripensare le singole parrocchie in uno sguardo d’insieme. È fondamentale convertirsi ad una visione ministeriale, cioè dove la cura pastorale diventa condivisa nella fase del discernimento, dell’azione e della verifica. Voi, cari fratelli, ci ricordate la necessità di mantenersi servi, obbedienti ad una volontà di Dio che ci scomoda, ma così ci salva. Ci ricordate l’urgenza di avere lo sguardo sui più poveri, per metterli al centro delle nostre preoccupazioni e occupazioni. Ci dovete richiamare al servizio alla comunione attorno a Gesù, che continua a offrirsi a noi nell’Eucaristia.

Credo che questa coincidenza sia una consegna a voi diaconi di custodire il bello del camminare insieme, la gioia dello scoprire il dono che è l’altro per ciascuno di noi, la necessità di mantenerci discepoli-servi.

Tutto questo, evidentemente, è per tutti. Ma a voi è dato nella comunione con il Vescovo e il presbiterio perché risuoni un appello forte di novità evangelica.