L’imprevedibile che in noi sfida Cesare Augusto
L’evangelista Luca introduce il Natale di Gesù precisando che il tutto avviene all’interno di un censimento decretato da Cesare Augusto. Aggiunge che riguarda tutta la terra. Il potere politico, amministrativo, economico del tempo vuol mostrare il suo dominio registrando i numeri. Il potere, di qualsiasi genere, vive dentro a questa logica: contare su ciò che ha a propria disposizione. Quanti uomini per le armi, quanti contribuenti per prevedere il gettito tributario. Quanta popolazione nelle varie parti dell’impero per gloriarsi. È sempre così. Magari con qualche variante.
In questa cronaca, che vive dell’illusione che tale potere si perpetui nel tempo, nasce l’imprevedibile. Un bambino che a rigore vale uno, ma nella realtà vale tutti. Che non può essere registrato perché la singolarità non è prevista dal logaritmo del censimento. Sfugge alla logica numerica che permette di possedere la realtà, di progettare il futuro, di determinare le scelte.
Anche oggi sono presenti i nuovi “dominatori”, i nuovi imperatori che esercitano il potere dentro al sogno di dominare “tutta la terra”: tutti i mercati, di orientare le scelte, i consumi, di influenzare i criteri di bene. Dovremmo però confessare che siamo un po’ tutti dei Cesare Augusto, che continuano a immaginare che tutto ci sia in mano, che si possa dominare il proprio mondo, orientandolo secondo i nostri gusti o i nostri interessi. Quanti censimenti mettiamo in atto per pianificare il presente e il futuro? Decisioni importanti come sposarsi, mettere al mondo dei figli, intraprendere cammini di fede, prendersi cura di qualcuno… avvengono al termine di calcoli elaborati per assicuraci che siano presenti tutte le condizioni. Che sia messo in conto ogni imprevisto. E alla fine una adeguata copertura assicurativa non può mancare.
Sotto questo impero anche oggi, in uno spazio marginale, in una forma che sfugge a molti, appare l’imprevedibile. Colui che non rientra in nessun bilancio di fine anno. Il dramma – lo è già stato per Erode e per la città di Gerusalemme al tempo del primo natale – è che quel ‘bambino’ o passa inosservato, perché non si è sincronizzati, o diventa insopportabile. Bisogna eliminarlo o relegarlo in una parentesi temporale. È proprio questo il nostro rapporto verso ciò che accade, non rientra nei nostri programmi e non possiamo controllare. Gesù, il Figlio di Dio, è esattamente Colui che non può essere dominato.
In realtà ciò che avvertiamo come minaccioso, pericoloso, rispetto al quale ricorrere ai ripari è la nostra salvezza. Quel bambino ha un nome che è una promessa: Dio salva. L’imprevedibile è la presenza di Dio che porta la novità di cui abbiamo bisogno. Anche se ce ne accorgiamo solo dopo averci dato credito. Solo quando abbiamo riposto le vesti, i costumi, i riti del Cesare Augusto che alimenta l’illusione di dominare il mondo. Tutti i regni di questo mondo sono sistematicamente crollati e i loro imperatori sono passati. Si tratta solo di tempo. Non è diverso neanche per noi, del nostro delirio di onnipotenza.
Colui che nasce è un bambino che entra nella nostra vita con discrezione e in modo assolutamente disarmato. Solo nello stupore l’imprevedibile può essere riconosciuto come l’atteso. Deponiamo ai piedi del Bambino il nostro Cesare Augusto, e con esso tanta ansia presente in noi. Ansia di prestazioni, di successo, di fare numeri, di possedere. Buon Natale!
+ Adriano Cevolotto
Articolo pubblicato sul quotidiano “Libertà” il 24 dicembre 2023.