Cattedrale – 05.03.25
Gi 2,12-18
2Cor 5,20-6,2
Mt 6,1-6.16-18
(Introduzione chiesa di S. Francesco)
Stasera ci siamo raccolti perché convocati da un invito alla conversione che il Signore rivolge a tutta la Chiesa. “Ritornare a Lui” non è una questione morale, è una raccomandazione a ri-centrarci sul suo Amore. E’ un cammino che noi rendiamo manifesto in questo percorso che ci separa dalla Cattedrale. Passeremo per le strade della città dietro alla croce, è la posizione della vita, anche se noi ci sostituiamo facilmente a Lui, e, come Pietro, ci collochiamo davanti con la pretesa di essere noi a stabilire la direzione e la meta. Stasera, tra noi, ci sono i catecumeni che la notte di Pasqua riceveranno il sacramento dell’Iniziazione cristiana. I loro nomi vengono scritti nel libro dei catecumeni, come ultimo gesto di un cammino iniziato almeno un paio di anni fa. Sono un richiamo ad una responsabilità che ci è data perché il nostro cammino non li disorienti nella sequela di Gesù. Vogliamo mettere al centro della nostra celebrazione papa Francesco e la sua condizione di estrema fragilità che sta vivendo. Il Signore accolga la nostra preghiera e lo restituisca nel suo ministero alla sua Chiesa. E a tutto il mondo che guarda a lui.
(Omelia in Cattedrale)
Non possiamo correre il rischio di lasciare cadere l’appello del Signore alla conversione. Soprattutto se la causa può essere la sottile (forse neanche tale) presunzione di non avere bisogno di conversione, che si può mascherare nella generica affermazione che “tutti devono convertirsi!”. Ma qual è la conversione che è chiesta a me? A me, quest’anno? Si può dire che, oggi come oggi, questa domanda non abbia risposta. E’ positiva questa percezione o dobbiamo sospettare che sia proprio qui l’appello a conversione? Come ci ha scritto papa Francesco nel messaggio per la quaresima, la domanda a cui sottoporsi è se non siamo in un’esistenza paralizzata: l’alternativa per il cristiano è tra l’essere in cammino in un Esodo o immersi in una staticità, del desiderio stesso.
Il riferimento della quaresima è l’Esodo: l’Egitto, quale emblema della condizione di partenza, è il luogo di schiavitù che non tutti avvertono come tale. Prova ne sia la nostalgia che il popolo vive verso quel passato rassicurante che garantiva un minimo di sopravvivenza. La libertà è una responsabilità il cui peso non è facile da portare. Per questa ragione si può giungere a desiderare la schiavitù alla libertà.
Qual è la zona di schiavitù da cui posso partire? Potrebbe essere questa la grazia da chiedere per questa quaresima: un ascolto attento e disponibile che fa entrare nel segreto, in profondità, la Parola di Dio è capace di portare alla luce le paure più resistenti perché più radicate. Gesù nel vangelo ci fa proprio questa raccomandazione: di entrare nel segreto. Di lasciarci guidare in quello spazio della nostra coscienza nel quale si fa verità di noi. La condizione è riassunta in quel ”Ritornate a me!”. E’ Lui che fa la verità. La Parola di Dio non solo stasera, ma in tutto questo tempo di Grazia insiste sulla necessità e sulla possibilità della conversione: “Ritornate a me… al Signore”…”lasciatevi riconciliare con Dio” (S. Paolo), “(…) non accogliere invano la Grazia di Dio”.
Anche quest’anno è il Signore a porre fiducia in noi e nella nostra conversione. E’ importante sottolineare questo perché uno dei nomi della speranza cristiana è proprio la conversione. E che sia proprio Lui a insistere perché avvenga significa che la sua fiducia nella possibilità di una novità di vita è più grande della nostra stessa convinzione. Egli continua a sperare che il futuro che ci aspetta come persone e come comunità sia capace di intercettare le nostre qualità migliori, la nostra risposta al suo amore. La conversione è la fiducia nella forza della Grazia. La speranza è il giorno favorevole, il giorno della salvezza, che è proprio questo nostro ‘oggi’. Esso è carico di grazia, vale a dire dello Spirito Santo che è capace di raggiungerci in un oggi che diventa l’appuntamento della salvezza.
Se in questo tempo non si fa strada il desiderio di prendere le distanze dal ripetere quello che abbiamo sempre vissuto, se non cresce il desiderio di una novità che Lui ci apre, avremo vissuto invano il tempo di Grazia che oggi si inaugura. Il Signore ci doni di entrare nella speranza che Lui continua ad avere nei nostri confronti.