Cattedrale – 01.06.24

Corpus Domini

Es 24,3-8

Eb 9,11-15

Mc 14,12-16.22-26

In questa celebrazione del Corpus Domini facciamo memoria di S. Giovanni Battista Scalabrini. La santità ha sempre incrociato l’Eucaristia, come sua sorgente, come criterio di perfezione nell’Amore, come partecipazione alla vita di Dio donata agli uomini. E il nostro santo vescovo ne è una conferma: l’Eucaristia “è il capolavoro della mente e del cuore di Dio, il centro della nostra religione, il punto di contatto dove il finito e l’infinito (…) si congiungono (…)” (Lettera pastorale, La devozione al SS. Sacramento,1902). Non solo per Scalabrini, ma per l’intera comunità diocesana l’Eucaristia è il cuore dell’esperienza di fede. Per questo da padre nella fede e della fede il Vescovo è disposto a dare “il sangue e la vita”, perché si accenda d’amore il cuore dei suoi fedeli per Gesù che si manifesta nell’Eucaristia.

Insieme con la devozione al Crocifisso, alla Vergine Maria, l’Eucaristia è l’altro pilastro della sua spiritualità. Lo si trova prostrato davanti al Santissimo Sacramento. Anche il corpo parla nella preghiera: prostrarsi davanti a Dio dice la propria condizione di umiltà, di distanza rispetto a chi ti sta innanzi. E’ riconoscere la grandezza dell’Amore con il quale hai a che fare. Rischia di essere poco affermare la presenza reale nell’Eucaristia, se essa non è la piena presenza dell’Amore di Dio. La comunione con Gesù diventa così la sorgente di unità. Insisterà su questo con i suoi missionari e ugualmente con i suoi fedeli. E’ proprio nell’offerta del Signore, nel suo donarsi, che si realizza l’unità, il superamento di ogni protagonismo. E’ più che superamento (necessario) delle divisioni: l‘unità a cui tendere è essere animati dalla sua passione.

Gesù, nel racconto evangelico appena ascoltato, mostra con chiarezza a cosa tende quel pane spezzato e quel calice offerto: permette di accompagnare Gesù nella sua Passione (“Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il Monte degli Ulivi”). Quello che hanno ricevuto in dono  unisce gli apostoli a Gesù, che li prende per mano per affrontare il buio della prova, lo scandalo della sua morte. Sappiamo che non sarà così, ma ciò che si ripete nell’Eucaristia ci mette nelle condizioni di trovare accanto a noi il Crocifisso risorto. Egli ci guida nell’uscire verso qualsiasi esperienza umana.  Ritenere estranea una qualunque espressione dell’umano vuol dire tradire il mistero che celebriamo. La nostra esistenza viene plasmata da quel pane spezzato. A ricordarci che la stessa fame è saziata nel condividere lo stesso pane. Se il pane indica ciò che abbiamo e che può rispondere ai bisogni universali, Gesù, identificandosi con un pane, ci annuncia che è Lui a rispondere ad una fame altra, più profonda. E’ la sua vita, a disposizione di tutti, è il pane necessario per una fame non sempre riconosciuta. Ci rivela allora quale sia il desiderio più profondo che chiede di essere incontrato e colmato: l’amore che rivela il tuo valore e la tua preziosità.

Gesù anche oggi desidera mangiare la Pasqua con noi per renderci parte del pane spezzato e del calice offerto, Pane che dà vita.