Gv 8,1-11
Questa pagina del Vangelo secondo Giovanni ci presenta una scena drammatica: viene posta al centro una donna colta in flagrante adulterio (non c’è traccia dell’uomo che stava con lei!) perché, secondo la Legge mosaica, venga lapidata. In realtà il racconto si precisa subito: protagonisti sono scribi e farisei che vogliono “mettere alla prova Gesù” per “aver motivo di accusarlo”. Questa donna è solo un pretesto perché il bersaglio dell’imboscata è Gesù: è Lui il vero accusato.
- Vorrei soffermarmi sul contesto di questa scena, che definirei così:
‘un intreccio di relazioni malate’.
- Quella che scribi e farisei hanno verso Gesù: cercano il pretesto per accusarlo. Quando cioè un rapporto è minato dall’intenzione di cercare la conferma di un pre-giudizio. Allora non c’è la ricerca della verità presente nell’altro. Vogliono coglierlo in fallo. Lo mettono alla prova (= tentare): è diabolico l’uso strumentale della Legge.
- La relazione con questa donna: è identificata, guardata a partire dal suo peccato. Non c’è una reale preoccupazione per lei, non c’è interesse per la sua persona, nessuna carità. È messa al centro, ma in realtà al centro c’è il suo peccato, la sua trasgressione. In questo modo il loro sguardo è di condanna: non c’è futuro (per lei è prevista ed invocata la lapidazione). Essi avviano una spirale di morte nella quale voglio attirare anche Gesù: lo vogliono complice del loro progetto di condanna senza appello.
- La relazione malata è anche con la Legge. La Legge era stata data per custodire l’Alleanza con Dio e dentro il popolo. Invece è diventata un’arma usata per separare i giusti dagli altri. Non fa più crescere, l’Alleanza bensì produce separazioni. Paradossalmente è contro Dio che si sta manifestando ed è venuto a stabilire un’Alleanza eterna.
- Gesù interviene salvando (l’osservanza della Legge non lo può fare!). Vediamo in che modo Gesù prima agisce e poi parla:
- Ci sono due gesti che Gesù compie e che per l’esperto della Bibbia sono molto evocativi: “si chinò” (richiama il gesto di Mosè che in Es 34,8 compie lo stesso gesto di fronte a Dio nel momento in cui le nuove tavole della legge sono scritte da Dio). Insieme questo chinarsi, abbassarsi dice il piegarsi di Dio verso l’uomo.
- “scrive” (il dito di Dio in Es 31,18, aveva scritto la legge mosaica: ora siamo in presenza della sua riscrittura). Scrive per terra, non più su tavole di pietra! L’uomo è stato tratto dalla terra: si può dire che Gesù riscrive la Legge nella carne dell’uomo? A partire da quella carne debole? Per salvare l’uomo fatto di terra? (= una nuova creazione).
- C’è poi una parola ‘strappata’. Infatti, tirato per la giacca, pronuncia ‘una parola pesante’ (più di qualsiasi pietra): “chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”.
Gesù in questo modo rompe la spirale del giudizio che condanna: Lui è l’unico che potrebbe farlo, in quanto Figlio di Dio, ma non lo fa e vuole attirare con sé anche loro. Vuole sottrarre il giudizio dalla logica della morte.
Ma Gesù fa verità anche per gli accusatori: li mette davanti alla loro condizione, per la quale non possono arrogarsi il diritto di ergersi ad accusatori. Prima di condannare gli altri, guarda dentro di te, guarda con verità dietro di te. Fa’ verità su te stesso!
- Ciò che questo incontro produce è – abbiamo visto – una salvezza: “neanch’io ti condanno”. Non l’hanno fatto gli altri, non lo faccio io…, quindi nessuno si può sentire in potere di condannare alla lapidazione.
- Gesù salva la donna, che viene riconsegnata alla vita caricata di un perdono, le riconsegna tutta la dignità e la possibilità di “non peccare più”. Non ci è detto l’esito della raccomandazione di Gesù, evidentemente non interessa a Gesù, perché anche a noi il perdono è dato senza condizioni (non ci è detto: ti perdono a condizione che tu non commetta più…).
- Gesù salva la Legge, che viene così riscritta a partire dalla misericordia, non dall’osservanza. Essa viene riproposta: “va’ e d’ora in poi non peccare più”, ma viene scritta sulla carne di questa donna che nella sua miseria ha visto scritta la misericordia di Dio. “Rimasero solo la misera e la misericordia” (S. Agostino). Questo alla fine rimane al centro.
- In questo incontro vengono salvati anche gli accusatori. Da ciò che avrebbero commesso se non avessero “udito ciò”, cioè quelle parole grazie alle quali erano stati consegnati alla verità di sé stessi. In verità non è ancora avvenuta una salvezza completa, perché manca una scelta: di seguire Gesù. Questo ancora non avviene. La vera salvezza richiede, lasciata cadere la pietra dalle mani, di affidarsi a Colui che ci ha liberati dalle relazioni malate.
Possiamo dire che emerge con evidenza che le relazioni stanno in piedi unite, che non possiamo illuderci che qualche relazione malata non attiri con sé anche le altre, compresa quella con il Signore.
Non gettare per primo la pietra, forse è necessario partire da qui per non alimentare ciò che alla fine può innescare un processo di morte.
Chi ho perdonato e chi mi ha perdonato. C’è qualcuno a cui devo chiedere perdono?
c’è qualcosa che non mi sono ancora perdonato (per i grandi)?




