Giornata mondiale della vita consacrata

Cattedrale

Mi 3,1-4

Eb 2,14-18

Lc 2,22-40

La Giornata della vita consacrata quest’anno si inserisce nell’Anno Giubilare, un anno attraversato dall’invito a camminare nella speranza. Non può che attingere da questo orizzonte la celebrazione che ci vede raccolti stasera, così numerosi, rappresentanti delle comunità di consacrati e consacrate, insieme a molti fedeli laici. Credo che la vita consacrata (che in realtà esiste perché ci sono uomini e donne che si consacrano al Signore) sia un richiamo, forte e immediato alla speranza. La vostra scelta di consacrare le vostre persone a Dio esprime la convinzione che l’esistenza umana è aperta ad un compimento che arriverà. Che è certo. Per questo vale la pena impegnare tutta la vita e tutto se stessi e se stesse. Voi, cari consacrati e consacrate, che state nel mondo, state nella storia aprendola a ciò che ancora non si vede. Il Signore porterà a termine l’opera che ha iniziato. E voi testimoniate la forza del non-ancora, che è atteso e perciò già presente.

Dovremmo chiederci se tra le cause delle crisi vocazionali non ci sia questa chiusura verso ciò che oltrepassa il nostro tempo e i nostri piccoli orizzonti. A cosa rispondere se non a quello che la vita ti offre? Perché mai rinunciare a ciò che esaurisce l’esistenza di una persona? Penso allora che sia proprio qui l’annuncio che possiamo e dobbiamo fare, in particolare verso le nuove generazioni, per combattere la cultura odierna che ha orizzonti sempre più piccoli e più stretti.

Ma a completare il discorso sulla vita consacrata a Dio è da dire che tale consacrazione è strettamente unita ad un carisma e ad un istituto religioso. Ogni carisma, ogni espressione dello Spirito Santo a servizio della Chiesa e dell’umanità, ispirata dal Vangelo, si presenta  carico di speranza. E’ una speranza a servizio dell’umanità. Per molte persone il carisma che voi vivete è il venire incontro di qualcosa di inatteso, di qualcosa che apre la vita, il presente, che apre al futuro. E’ un motivo di speranza. E’ una speranza, quella che voi traducete attraverso il vostro carisma, che è rivolta a tutti. Nello stesso tempo voi testimoniate proprio in nome e in forza della vostra consacrazione, che il carisma non si esaurisce in un gesto, per quanto possa essere prezioso e  provvidenziale. Una persona che dà forma ad un carisma nella consacrazione di sé apre ogni situazione incontrata a Colui che è parte della prossimità espressa. Ogni volta che voi rendete vivo e presente il carisma, che è spinto e spinge la vostra consacrazione, voi aprite l’orizzonte delle persone che incontrate ad un oltre. Oltre quel gesto, oltre il presente, oltre la storia.

Raccogliendo il gesto di questi due anziani al Tempio, che la pagina evangelica ci ha presentato, dobbiamo sottolineare il fatto che si tratta dell’incontro tra generazioni. Potremmo anche dire con il nostro linguaggio che si tratta dell’incontro tra vocazioni.  Due anziani, nei quali identifichiamo la vita consacrata alla preghiera e al servizio di Dio notte e giorno, incontrano una coppia di sposi con un bambino piccolo. È la conferma della necessità della fede di ciascuno, della presenza e della vocazione dell’altro. Oggi si sta sempre di più diffondendo la mentalità di espellere le generazioni passate dal presente e dal futuro. Se parliamo di competenza tecnologica, è comprensibile che chi ha meno risorse ha meno conoscenze, non è in grado di poter sostenere chi deve affrontare quotidianamente la forza delle tecnologie che si presentano. In questo senso le generazioni passate non possono essere al servizio di quelle nuove, ma relativamente alla fede e alla vita questi due anziani hanno una parola che riguarda il presente e il futuro di Maria e Giuseppe, come pure di Gesù. È interessante che il servizio che Simeone fa a Maria sia quello di anticiparle che anche per lei Gesù diventerà motivo di contraddizione. Anche lei non starà tranquilla di fronte a questo bambino. Questo bambino le procurerà il dolore di una spada che trafigge l’anima. Anche lei, come ogni uomo e donna, di fronte al Dio che si fa presente non potrà che essere sconcertata. Anche lei vivrà lo stupore della sorpresa. Questi due anziani hanno una parola per la vita e la fede di Maria e Giuseppe. Questo vale anche per voi oggi. Potete avere una parola profetica per il nostro oggi.

Abbiamo bisogno tutti, anche le nuove generazioni, di voi consacrati e consacrate indipendentemente dall’età che potete avere. Però sempre ad una condizione, di rimanere uomini e donne di Dio che non vivono imprigionati nelle nostalgie, nei ricordi passati, ma piuttosto che si radicano in un’attesa. È l’attesa che il Signore si manifesterà, si sta manifestando, che verrà a consolare. Verrà a salvare.

È proprio questo il compito di coloro che vivono da consacrati all’interno della Chiesa del nostro tempo: di essere tesi a ciò che ancora non è visto, non è presente. Questi due anziani sono, senza retorica, due consacrati nella speranza. Ed è questo l’invito che il Signore oggi fa anche a voi, cari consacrati e consacrate.

La sorgente della speranza rimane lo Spirito Santo che vi avvolge, che dona la grazia di istruirvi a scorgere ciò che Dio sta compiendo nella storia. Un piccolo segno, un bambino tra tanti bambini, un piccolo germoglio colto solo da coloro che hanno occhi illuminati, purificati dall’azione dello Spirito Santo.

Ringraziamo il Signore per la vostra presenza. Preghiamo e sosteniamo il vostro cammino e la vostra consacrazione perché possiate continuare a svolgere questo servizio indispensabile e prezioso per noi tutti, per le diverse generazioni, di saper riconoscere il Dio presente nella storia. Oggi, vincendo la tentazione di essere rivolti unicamente al passato.