Madre della Consolazione
Bedonia
Ez 34,11-6
2Cor 1,3-7
Gv 19,25-27
Questo santuario nasce lungo un cammino, in una direttrice di commerci, in un contesto di viaggi che da sempre sono motivo di pericolo, di minacce. Sappiamo che proprio a seguito di un intervento miracoloso della Vergine invocata alcuni anonimi mercanti veneziani hanno fissato qui un luogo di memoria della presenza materna di Maria. Ma con realismo dobbiamo riconoscere che tra questi monti trovavano rifugio anche i briganti. La presenza di Maria e la sua opera di mediatrice di grazia raggiunge le persone in ogni luogo, abitato dalle contraddizioni umane. I santuari ricordano proprio questo: la distribuzione capillare della presenza di Maria e la testimonianza di una devozione popolare radicata.
Mi ha colpito che questa Basilica-Santuario sia stata eretta con donazioni dei migranti: di nuovo storie di cammini. Un richiamo al cammino di speranza che da queste valli hanno condotto tanti uomini e donne a cercare altrove un futuro. Portando con sé una compagna di viaggio. Partiti, ma non dimentichi di una terra, di una casa. Mi sembra di riconoscere, nella determinazione dei vostri emigrati di edificare una casa a Maria, una specie di gesto simbolico: nelle nostre case, fintanto che c’è in vita la mamma, quella è ancora la casa anche di chi vive lontano. È la presenza della mamma che rende un luogo la casa di tutti i figli. Gli emigrati, costruendo questa casa alla madre Maria, hanno, in un certo sento, voluto creare uno spazio, un luogo dove sentirsi ancora a casa. Dove poter ritornare come figli attesi.
Maria qui è venerata ed invocata come Madonna della Consolazione. Qual’ è l’esperienza umana che invoca consolazione? Una tribolazione, di qualsiasi tipo, il dolore per la perdita di una persona cara/amata, un qualsiasi fallimento irreparabile… fanno sorgere in noi la sensazione di solitudine, di abbandono, e il corrispondente desiderio che qualcuno sia vicino e vinca il sentirci isolati nel nostro dolore.
Il dramma è quanto niente sembra essere in grado di offrire consolazione. È potente l’espressione che abbiamo ascoltato nella pagina del profeta Ezechiele: “Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato”. E il Signore risponde: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non considerarlo più il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai”. È questo il motivo di consolazione: l’assicurazione di non essere dimenticati. Attraverso le parole del profeta ci è data la certezza che l’amore di Dio è più grande di ogni amore umano. La conferma è proprio nella croce, dove Gesù condivide ogni tribolazione, sofferenza e dolore per assicurarci che lo possiamo trovare proprio lì. In quel momento di desolazione Lui c’è. E Maria è sotto la croce, in un dolore straziante, come può essere quello di una madre di fronte alla morte del figlio. Ucciso in quel modo e ingiustamente. Gesù consegna alla Madre il discepolo Giovanni e viceversa, perché da quel momento ognuno trovi consolazione nell’altro. Ma ancora non basta, perché dobbiamo riconoscere che spesso nessuno può avere parole né consegnare la propria presenza per attenuare il dolore, per recare consolazione. La consolazione allora è solo ciò che apre uno spiraglio di speranza, che apre cioè il cielo plumbeo per far intravvedere il sole, oltre il buio.
Maria è madre di consolazione perché ci apre alla speranza di un futuro che in alcuni momenti non si scorge. Lei è già stata introdotta in quel cielo abitato da Dio e che è ospitale anche per noi.
Maria consoli allora ogni nostra tribolazione aprendo lo sguardo oltre il dolore che ci rende ciechi, apra il cuore oltre ogni sensazione di essere abbandonati a noi stessi. Sia Madre e compagna di viaggio in ogni nostro tribolato cammino. Sia sempre protezione e sicuro approdo Colei che veneriamo come Madre di Consolazione.