Cari fratelli, care sorelle, sono giorni difficili. Fino a pochi giorni fa, il coronavirus lo guardavamo dall’esterno e da lontano, certamente con preoccupazione ma come fosse quasi solo un problema della Cina e dell’Estremo Oriente. Ora è arrivato in Italia, è qui da noi. La sensazione di insicurezza è forte, nel cuore di tutti la paura sta crescendo. Giustamente siamo invitati a non lasciarci prendere dal panico e a non creare allarmismi.
L’attenzione deve essere massima da parte di tutti per affrontare l’emergenza con uno sforzo comune. Anche nella nostra diocesi abbiamo dovuto prendere decisioni drastiche, come sospendere le celebrazioni eucaristiche con concorso di popolo. Pure la tradizionale processione silenziosa per le vie della città di Piacenza è stata sospesa.
Ma non è sospesa la Quaresima. Anzi, vorrei dire che proprio in questa situazione la Quaresima ci interpella più da vicino. In questo tempo in cui la nostra vita è così provata, siamo chiamati a sfidare il deserto. Il tempo quaresimale è come un cammino nel deserto che ci ricorda che noi siamo creature sempre fragili. È la semplice verità troppo dimenticata: noi non siamo Dio.
Se diamo spazio all’ascolto della Parola di Dio, se digiuniamo da tante forme di egoismo, se condividiamo la fiducia e la speranza di Gesù nell’amore del Padre, allora possiamo attraversare il deserto e celebrare la Pasqua di risurrezione. Nel deserto Gesù si è affidato alla Parola di Dio, nella prova ha riposto la sua vita nelle mani del Padre. “Sta scritto”, risponde Gesù al tentatore. Sta scritto anche per noi che Dio è fedele e non ci abbandona. Anche a noi sono destinati gli angeli per consolarci e sostenerci nel cammino. Anche per noi vi è un esodo pasquale dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà, dalla sfiducia alla speranza. La forza dello Spirito di Dio è stata promessa a chiunque segue Gesù che si è fidato di Dio e si è affidato alla Parola di Dio.
Riscopriamo il deserto come un passaggio obbligato di chiunque voglia rispondere alle sue più profonde aspirazioni. Quante cose superflue possono essere lasciate da parte per ricercare ciò che conta, un senso pieno della vita. Il deserto è l’esperienza del vuoto, di un’incolmabile assenza che rende inquieta ogni espressione di vita: la nostra anima cerca un ‘oltre’, ma siamo sordi alla sua voce. La nostra coscienza vuole un ‘di più’ in cui le aspirazioni più autentiche trovino compimento.
Riscopriamo la preghiera come momento di comunione con Dio e con i fratelli. Non possiamo partecipare alle celebrazioni comunitarie, ma possiamo sentirci in comunione attraverso la preghiera. Quanto è importante la preghiera all’interno delle nostre case: si può spegnere il televisore e lasciare da parte il telefono, il computer, i social. Sia chiaro: non è un sacrificio la preghiera, è invece il dono che ravviva la speranza alimentando la nostra vita spirituale. La preghiera è il respiro dell’anima, ci mette nella condizione di ascoltare Dio e di dialogare con Lui. Non si può andare in chiesa per la santa Messa, ma si può leggere il Vangelo della Domenica e commentarlo insieme, si può seguire bene la celebrazione della Messa in televisione, si può fare una visita in chiesa, si può compiere un gesto di attenzione e di carità. Auguro che proprio grazie alla preghiera si tocchi con mano una trasformazione nella propria esistenza, con più serenità nel cuore. Preghiamo per tutti e in particolare per i malati colpiti dal virus e per coloro che si dedicano alla loro cura, anche a rischio della propria salute. È un gesto di carità la preghiera per i fratelli e per il bene di tutti.
Concludo con le parole che papa Francesco ha rivolto nel suo Messaggio per la Quaresima: “malgrado la presenza, talvolta anche drammatica, del male nella nostra vita, come in quella della Chiesa e del mondo, questo spazio offerto al cambiamento di rotta esprime la tenace volontà di Dio di non interrompere il dialogo di salvezza con noi”. Invoco su tutti la benedizione del Signore confidando nella materna protezione della Madonna del popolo.
† Gianni Ambrosio,
vescovo di Piacenza-Bobbio