La Veglia pasquale ha il suo contesto nella notte e l’obiettivo è di attraversarla andando incontro alla luce del mattino, del giorno atteso e allo stesso tempo imprevedibile. È una notte che porta con sé il dramma del venerdì e il prolungarsi del silenzio del sabato. Il vegliare ricorda che anche la notte è abitata da una Parola da ascoltare e da un Dio da invocare. Quindi questa Veglia ci offre le coordinate per stare correttamente nelle nostre ‘notti’. Qualunque sia l’intensità del buio e della desolazione. In questa liturgia facciamo memoria che non c’è stata notte nella quale non si sia manifestata la potenza di Dio. Ma noi tendiamo ad essere smemorati, abbagliati e accecati dal buio, così da dare più credito alle tenebre che alla storia nella quale il nuovo giorno ha vinto le tenebre. D’altronde è comprensibile, perché il buio, il buio esistenziale, il buio che tante volte attraversiamo, rimane insopportabile, crea incertezza e paura, se non vegliamo, anche a noi credenti.

Abbiamo ascoltato la Parola di Dio che, come ci ha ricordato il Vaticano II, si presenta sempre con parole e gesti tra loro intimamente connessi. Dio ci sta parlando attraverso la Scrittura ascoltata stasera abbondantemente. Si rivela a noi nell’azione celebrativa, nei vari riti, come pure con i segni che inverano la Parola di Dio. Oggi l’annuncio pasquale risuona in mezzo a noi con una particolare verità ed efficacia, perché questa Parola è stata accolta, ha operato e sta operando in questi nostri fratelli e sorelle che stanno per ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Come pure in questo gruppo di uomini e donne, vestiti di una veste bianca di lino, che sono giunti al termine di un cammino di neocatecumenato, di riscoperta del loro battesimo. Siamo invitati a scorgere la forza della Risurrezione in questi cammini di vita e di fede, percorsi in una varietà straordinaria. Sarebbe bello ascoltare il racconto di questi cammini e ci accorgeremo come il Signore opera per strade impensabili, incredibili.

Ecco, la vita battesimale, la loro, ma anche la nostra, è la nostra Pasqua: grazie all’azione del Risorto veniamo introdotti progressivamente in una novità di vita, nella partecipazione della sua stessa vita divina. Mi ha colpito un dato riportato nei giorni scorsi: in questa Pasqua, in Francia, quasi 18.000 adolescenti e adulti saranno battezzati. Il responsabile nazionale del catecumenato commentava la notizia: adesso dobbiamo aiutarli a diventare discepoli. È seriamente vero che il cammino di fede è tutt’altro che concluso. Per tutti. Le domande che i nove catecumeni hanno fatto per ricevere i sacramenti erano tutte attraversate dall’importanza decisiva di quanti hanno incontrato nella loro strada: persone-famiglie-associazioni-comunità. Le luci del mattino di Pasqua sono accese nei nostri occhi, nelle nostre mani e cuori, per illuminare il cammino di chi incontriamo. La Pasqua di Gesù, la Pasqua che è annuncio per tutti, ha la nostra voce, le impronte dei nostri piedi che incontrano, delle nostre mani che stringono e accolgono in un abbraccio fraterno. La Pasqua di Gesù ci viene consegnata, perché la facciamo trasparire, perché, come discepoli, ne facciamo vedere tutta la bellezza. Ciò che può comprometterne la potenza è la nostra resa nella mediocrità, nella sterile e intristita abitudine. Tra i morti, cioè tra le cose senza vita che possiamo ripetere, non c’è la forza creatrice e generativa del Risorto.

Stasera la nostra comunità ecclesiale si ritrova come comunità pasquale, cioè come una comunità nata dalla Pasqua di Gesù, che vive la novità, la novità del perdono, la novità dell’essere figli e figlie, la novità di essere discepoli, di essere fratelli che, come le donne di buon mattino, si mettono alla ricerca. Non è una comunità di discepoli del Risorto quella comunità che non è disposta a lasciarsi sorprendere. Non è una comunità di discepoli del Risorto quando la nostra umanità è schiava della paura e della vergogna. Senza cadere in forme di trionfalismo o di presunzione a noi è chiesto di annunciare gioiosamente che c’è un “primo giorno della settimana” da vivere. È il giorno nel quale si dà inizio a qualcosa di nuovo e di bello. È il giorno che si può abitare con speranza perché il Crocifisso è risorto. Ed è per questo che anche quest’anno, fin da questa sera, con verità e gioia ci auguriamo: Buona Pasqua.