S. Giovanni in Canale – 19.06.25

Gen 14,18-20 1Cor 11,23-26 Lc 9,11b-17

La Solennità del Corpus Domini nasce dalla necessità di affermare la presenza reale di Gesù nel pane e nel vino eucaristici e non semplicemente presenza simbolica come sosteneva Berengario di Tours. Verso questo mistero deve rimanere lo stupore nel vedere concentrata la presenza non ‘solo’ – diciamo – del Signore risorto, ma del suo donarsi a noi. Rimane reale ed efficace l’amore potente, onnipotente. Il Signore Gesù assicura che il cuore della sua persona e della sua esistenza si rende vivo e operante in elementi così poveri e ordinari come sono un pezzo di pane e un po’ di vino. Ecco un ulteriore motivo di stupore.

Accanto all’impegno di affermare tale presenza si è sviluppata la devozione eucaristica con l’adorazione contemplativa che ha segnato la spiritualità e la santità di generazioni. Attenzioni e gesti importanti per custodire la grandezza e la bellezza di questa verità di fede, evitando di cadere in una familiarità che banalizza quello che siamo invitati a vivere nell’Eucaristia.

Mi rivolgo a voi, cari ministri straordinari della Comunione, nel tempo cercate di mantenere il senso di rispetto per quel pane eucaristico che passerà per le vostre mani. Non è questione di essere degni di questo servizio, perché non lo siamo mai di fronte alla grandezza del mistero di Dio che si fa vicino. E’ necessario, piuttosto, che ogni volta che esso viene nelle nostre mani ciascuno di noi viva la sorpresa, e quindi il rispetto, per qualcosa di straordinariamente grande. Quasi di incredibile. Noi infatti veniamo a contatto con l’Amore di Dio che si mette nelle nostre mani. Un altro passaggio del consegnarsi, indifeso, del Signore nelle mani degli uomini.

Eppure, per quanto sia necessario custodire lo sguardo di fede sul mistero eucaristico, va ricordato che il cuore delle parole di Gesù, e perciò del dono che Egli ci ha lasciato come suo testamento, sta nel comando: “prendete e mangiate… prendete e bevete”. Proprio per gli elementi scelti da Gesù (due alimenti) il dono si realizza pienamente nel momento in cui essi sono assunti. E nel dono, a differenza dell’appropriarsi, c’è il gesto del dare, dell’offrire, a cui corrisponde il ricevere e l’accogliere. Nel rito tutto questo è ben rappresentato dal modo con cui siamo invitati ad accostarci alla Comunione. Se si può cadere nella banalizzazione quando si è familiari di quel pane consacrato (basti pensare ad un certo modo di entrare in chiesa o di stare davanti ad esso), il rischio di cadere nella medesima banalizzazione è presente nel momento in cui ci accostiamo alla Comunione. Nelle indicazioni che sono stabilite è previsto di tendere la mano aperta e di fare un gesto di inchino col capo, prima di portare alla bocca il corpo di Cristo. In questo modo siamo aiutati a ricordarci cosa stiamo facendo, chi è Colui che riceviamo. Non dobbiamo trascurare queste attenzioni perché esse ci possono custodire nella fede.

Allora, cari ministri, voi comprendete come il vostro servizio sia tutt’altro che funzionale a ridurre i tempi del momento della Comunione. La distribuzione dell’Eucaristia nella Messa è da curare quanto gli altri momenti della celebrazione. E voi, con il vostro ministero, entrate nella realtà del segno perché partecipate al dono che da Gesù arriva a tutti attraverso le nostre mani (“recitò su essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla”).

Vi confesso che ogni tanto sono colpito dalle mani che mi trovo davanti, che fanno intravvedere la storia delle persone a cui Gesù si dona. Nelle palme di quelle mani sono impressi tanti gesti e tante fatiche. Spesso sono mani scavate dal lavoro e dalla cura. Noi in quel momento diventiamo partecipi della scelta di Gesù di incontrare ed entrare nella vita di tutti, per alleviare e consolare, per rendere forti e fedeli, per sollevare e incoraggiare ogni cammino faticoso. Per salvare. Gesù passa di mano in mano, perché avvenga di cuore in cuore.

Voi avrete il privilegio di portare Gesù Eucaristia nelle case di anziani e di malati. Siate discreti e gioiosi insieme, perché prevalga il Dono che entra con voi nelle loro abitazioni, nella loro vita di dolore e spesso di solitudine. Attraversando le strade, salendo per le scale delle palazzine con voi li raggiunge Colui che, come pane spezzato, si è dato e continua a darsi per la fame del mondo. La fame di vita e di amore che quel pane è capace di saziare. Siano benedette le vostre mani e i vostri piedi che recano la buona notizia della pace.