Fiorenzuola

Is 53,10-11 Eb 4,14-16 Mc 10,35-45

La festa patronale è un momento importante per scoprire un legame, ritessere una relazione fondata su Gesù e sul Patrono che è esempio di fedeltà al Signore. Mi piace l’idea, ed è molto evocativa, che il vostro Patrono fosse un viandante. Non si sa per quale motivo fosse in cammino e verso dove. Egli incarna una caratteristica dell’uomo: il suo essere in cammino. E che lo fosse con la sua comunità, come una tradizione ci consegna, è altrettanto suggestiva: è la Chiesa, che con il suo pastore è un popolo in cammino. E Gesù oggi lo ritroviamo proprio così. Nell’episodio evangelico Gesù istruisce i suoi, facendo emergere il volto della Comunità che è capace di essere annuncio del Regno.

Questa pagina del vangelo di Marco segue il terzo annuncio della passione-morte e risurrezione da parte di Gesù. Questa volta, in forma molto dettagliata, egli descrive la sua passione. Per tre volte annuncia quello che lo attende! Come a dire che la passione-morte e risurrezione deve essere continuamente annunciata, senza stancarsi. Deve essere messo come primo annuncio a tutti. Una comunità deve puntare a questo per definirsi cristiana. Nonostante questa insistenza da parte di Gesù Giacomo e Giovanni (due degli apostoli più autorevoli) gli rivolgono una richiesta che dimostra chiaramente una rimozione delle parole di Gesù: hanno sentito, ma non hanno ascoltato. Non meravigliamoci, è proprio così che capita anche a noi: celebriamo la Pasqua di Gesù, conosciamo le Sue parole, eppure le nostre scelte, le nostre aspirazioni, i motivi di tanto nostro sgomitare (anche nelle comunità) non hanno nulla a che vedere con la sua vita e le sue parole. Il rischio è di separare la fede dai criteri del nostro agire o di sfilacciarne la relazione.

Cosa continua ad essere presente tra noi? Il Vangelo lo dice senza pudore: l’ambizione dei primi posti, le rivendicazioni di riconoscimenti, il confronto dei meriti…

Sarebbe meno grave se fossero solo loro due ad esporsi come rivendicatori di questa logica mondana… in realtà anche gli altri, indignandosi. Non viene chiarito il perché. Ma visto che Gesù, a questo punto, fa un discorso sul potere (“ma tra voi non sia così”), è da presumere che anche gli altri fossero invischiati nello stesso modo di pensare. Erano stati forse anticipati da Giacomo e Giovanni nella formulazione della stessa richiesta? Avevano dei candidati da suggerire? Quando, tra noi, prevale l’ambizione ad occupare dei posti, la corsa al primeggiare, si fanno strada la gelosia, l’invidia, la divisione. Se una comunità cristiana vuole essere credibile e profetica, così da rendere presente il germe del Regno di Dio, non può avere al di dentro la stessa logica presente in altre istituzioni o gruppi umani. Va svelata. Essa si nasconde spesso anche in tante generose attività in parrocchia. Le responsabilità nei vari servizi andrebbero fatte ruotare.

Ecco la proposta rivoluzionaria di Gesù: capovolgere il criterio di grandezza, chiarendo come poter primeggiare. Supera il criterio di vedere la grandezza associata al riconoscimento. E’ grande piuttosto colui che sceglie di essere ‘diacono’. Diventa grande chi serve: il servizio è la via per crescere. Sarà il primo chi sarà schiavo di tutti (doulos), chi antepone tutti a sé. L’altra sera il card. Zuppi diceva che bisognava preoccuparsi più che del proprio ruolo, di quello dell’altro. E aggiungo, dobbiamo credere di essere tutti bisognosi degli altri. Si diventa ‘grandi’ quando più cresce in noi la disponibilità a morire (dando vita), a mettersi da parte perché crescano gli altri.

Vorrei concludere con un’ultima riflessione. Nella sostanza anche noi presentiamo delle richieste simili a quella formulata dai due apostoli: “Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiediamo” (magari le rivolgiamo al parroco?). Pretendiamo di essere esauditi in quello che chiediamo, quasi affermando dei diritti: “Perché tu mi devi assicurare questo… perché io pago… perché ho tutto il diritto… perché è sempre stato così…”. Parto ad es. nel considerare la comunità cristiana non rappresentante del singolo campanile, ma come comunità più vasta, quella della Comunità pastorale. Cosa che peraltro avete già avviato con d. Giovanni e d. Giuseppe. Inoltrarci su strade nuove è possibile se abbandoniamo lo schema dentro il quale ci siamo compresi finora. Siatene certi: non sarà un passaggio in perdita.

Lo stesso atteggiamento di volere… non è presente anche nelle nostre preghiere? A Dio indichiamo cosa deve fare, come e quando. Gli diamo delle precise scadenze, magari introducendo dei piccoli ricatti.

Il cammino sinodale che stiamo iniziando ci dovrebbe aiutare ad abbandonare le pretese, a mettere da parte le convinzioni granitiche o i nostri bisogni, per cercare insieme, illuminati e condotti dallo Spirito Santo, la volontà del Signore. Non sarà semplice né immediato. Richiederà una grande conversione. Prima di tutto è necessario porre Gesù davanti a noi, ricollocandoci tutti dietro a lui in un cammino paziente e carico di promesse.

Il Signore accompagni e guidi i passi che da oggi farete con d. Valerio, Egli doni a lui la passione e la coscienza di essere e restare ‘diacono’, anteponendo sempre il bene di tutti. E doni a tutti voi il desiderio di crescere nella grandezza del Vangelo, capaci di costruire comunione.