Sabato mattina 18 marzo al “Giardino di vita” tra via Portapuglia e via dell’Orsina anche Piacenza ha onorato, nella Giornata nazionale in memoria delle vittime della pandemia, le numerose vittime del Covid.
Sono intervenuti il sindaco Katia Tarasconi, il viceprefetto Luigi Swich, per la Provincia il consigliere Lodovico Albasi, il direttore sanitario dell’Azienda Usl Andrea Magnacavallo e il vescovo di Piacenza-Bobbio mons. Adriano Cevolotto. Fra gli altri, era presente anche Patrizia Barbieri, sindaco di Piacenza al tempo della pandemia.
Le parole del sindaco Tarasconi
“In questo «Giardino di Vita» – ha detto tra l’altro il Sindaco – c’è l’ultimo abbraccio che Piacenza non ha potuto dare a tanti, troppi concittadini; c’è l’omaggio carico di affetto che le fasi più critiche e gravi dell’emergenza sanitaria non ci hanno consentito di rendere loro come avremmo voluto. C’è una consapevolezza che non ci abbandona e che in questa ricorrenza, dedicata alla memoria di tutte le vittime della pandemia, ci fa percepire più forte la necessità e l’urgenza di sentirci vicini, di esprimere l’intensità del ricordo e la gratitudine, tuttora così intensa e sincera, nei confronti delle persone che da quel 20 febbraio 2020 in avanti si sono fatte carico e prese cura di noi e della nostra comunità”.
La preghiera del Vescovo
Il vescovo mons. Cevolotto è intervenuto pronunciando a nome di tutta la comunità piacentina questa preghiera da lui composta:
O Signore, siamo qui a far memoria per non dimenticare.
Per non dimenticare, con il senso di smarrimento e di paura di quei mesi, l’esserci sentiti parte della medesima umanità, senza distinzioni sociali.
Per non dimenticare il silenzio assordante e la preziosità delle parole.
Per non dimenticare i tanti gesti di cura, straordinari e ordinari, che ci hanno nutrito e salvato.
Per non dimenticare che senza speranza non c’è presente e quindi non c’è vita.
Per non dimenticare i nostri cari e coloro che non conoscevamo ma che abbiamo sentito fratelli e sorelle che ci lasciavano.
Per non dimenticare che non si può andar via da soli. Senza congedo. Per non dimenticare che la malattia e la morte vanno accompagnate perché siano umane.
Per non dimenticare chi non può permettersi di voltare pagina, perché il Covid è impresso nella sua carne e nel suo cuore in una ferita aperta per un vuoto che sembra incolmabile.
Per non dimenticare che abbiamo chiamato “eroi” chi ‘semplicemente’ stava facendo il proprio dovere e che allo stesso modo continua a farlo oggi. A servizio dei più fragili e quindi per tutti. Anche se noi rischiamo di dimenticarlo.
Per non dimenticare che non siamo immortali, che non siamo onnipotenti: la vita è preziosa, unica e bella perché è custodita da te, in vita e in morte. Perché Tu sei la Vita Eterna.
Amen.