L’augurio pasquale nasce dalla luce di Cristo Risorto, nel quale troviamo la nostra speranza. Il vescovo sant’Agostino spiegava ai suoi fedeli che la risurrezione del Signore è la nostra speranza: “resurrectio Domini, spes nostra”. Gesù è risorto perché noi, che siamo destinati alla morte, non disperassimo pensando che, con la morte, la vita sia totalmente finita. No, non è finita, concludeva il grande vescovo: la morte non ha più potere sull’uomo e sul mondo, anche se rimangono ancora molti segni del suo vecchio dominio.
Auguro a tutti di riscoprire questa luce che proviene da Cristo Risorto, che ci assicura che il nostro cammino non è mai del tutto oscuro, anche se le oscurità non mancano; non è mai un cammino sconsolato, anche se spesso ci sono le lacrime sul volto.
Certo, tutti vorremmo celebrare la Pasqua con una luce e con una gioia alimentate anche da condizioni di vita meno difficili. Pensiamo alle situazioni di incertezza di genitori che non sanno come educare i figli, di giovani che cercano lavoro, di fidanzati che vorrebbero poter realizzare la loro vita coniugale. Pensiamo alle situazioni economiche e lavorative che rendono difficile una vita vissuta con dignità e con serenità, con sguardo fiducioso verso il futuro. Pensiamo alle situazioni di sofferenza per malattie, per lutti o per altre tribolazioni. Pensiamo ai fratelli che scappano dalle guerre, ai molti cristiani che sono vittime di attentati, proprio mentre stavano celebrando la Domenica delle Palme, come avvenuto in Egitto.
La vita non ci risparmia le esperienze tristi e oscure, in parte legate alla nostra condizione umana, mentre molte altre sono connesse alle nostre chiusure e alla nostra cattiveria.
L’annuncio di Pasqua ci ricorda che Cristo Risorto ha vissuto la nostra condizione umana fino in fondo, fino all’oscurità della morte in croce. È “il grande Paziente del dolore umano”, ci ha ricordato papa Francesco nella Domenica delle Palme. Egli ha condiviso ogni nostra sofferenza, è stato calunniato, tradito, abbandonato, flagellato e coronato di spine, fino alla crocifissione. Con una sola motivazione: offrire la sua vita per amore, amore verso il Padre e amore verso tutti noi.
La Pasqua è la sorprendente novità che irrompe nella storia umana: la vita spunta, inaspettatamente, da una condizione di morte. Dal fallimento del Messia, inchiodato su una croce e poi sepolto in una tomba su cui è stata posta una grande pietra, sgorga la luce. In quell’alba primaverile, la tomba si apre, Dio risuscita Gesù Cristo dai morti. Questo evento centrale della storia avviene secondo lo stile che appartiene a Dio che ama la vita di tutti noi che siamo suoi figli, ma che non vuole mettere nessuno di noi con le spalle al muro con l’evidenza di una risurrezione spettacolare. Quella tomba si è aperta, ma devono aprirsi anche i nostri occhi, le nostre orecchie e soprattutto il cuore per ascoltare e accogliere la Parola di vita, di amore e di speranza.
La luce del Signore Risorto illumini le zone buie della nostra vita e del mondo in cui viviamo e susciti la gioia, la gioia di vivere, pur in mezzo ai segni di morte. Non siamo uomini e donne tristi, scoraggiati, pessimisti. Non siamo uomini e donne della croce, ma sappiamo che passiamo attraverso la croce. Perché la croce è un passaggio, la risurrezione è uno stato di vita definitivo. È stato così per Cristo, e sarà così per noi, attendendo nella speranza di risorgere con Lui alla vera vita, alla vita di comunione in Dio.
Accogliamo la “buona notizia” che Cristo è risorto e che l’amore di Dio è più forte del male e della stessa morte. Diventiamo annunciatori e testimoni di questa “buona notizia” con gli atteggiamenti ‘pasquali’ della speranza, della condivisione, dell’attenzione all’altro, della cura delle relazioni, della sobrietà, della responsabilità verso ciò che favorisce vita buona per tutti.
Buona Pasqua a tutti voi, fratelli e sorelle. Con l’augurio che il passaggio dalla morte alla vita di Gesù Cristo entri veramente nella storia di ognuno di noi, e sappia guidare i tanti nostri passaggi, anche piccoli e quotidiani, verso la vita che Egli ci dona in pienezza.
† Gianni Ambrosio
vescovo di Piacenza-Bobbio