Is 9,1-6 Tt 2,11-14 Lc 2,1-14

La venuta del Figlio di Dio nella carne ha la caratteristica di una di sfida. La sfida al potere di turno che da sempre inebria l’ego degli uomini e dei popoli. Ce lo dice il racconto della nascita secondo l’evangelista Luca: Cesare Augusto ordina un censimento. Vuole così tenere sotto controllo l’impero che si è molto esteso. Probabilmente ragioni tributarie e militari lo spingono a questa decisione. Ma sappiamo che il verbo contare viene usato sia per l’operazione aritmetica che per esprimere il valore, il prestigio agli occhi degli altri. Per questo è sinonimo di potere da esibire. A Cesare Augusto sfugge tuttavia un particolare non irrilevante: non è in grado di registrare l’iniziativa di Dio che scardina il potere mondano. Il pericolo concreto alla sua pretesa di dominare le cose e le persone viene da una periferia e da un ricovero per animali. L’opera di Dio non si può mai registrare in un data base ed è trascurabile presso i mercanti di dati.

Il fatto ci istruisce: c’è molto e di importante che sfugge a qualsiasi analisi della realtà. C’è un imponderabile nella realtà che siamo e che viviamo che nessun numero, nessun dato statistico è in grado di descrivere interamente. Non è detto che ciò che non viene rilevato sia secondario.

Su questa linea vediamo come l’evento del Natale non si presenta condizionato dall’apprezzamento che riesce a suscitare. I primi destinatari della Buona notizia infatti sono dei poveri (veramente!) pastori. Figure del tutto marginali e per nulla considerati all’interno del popolo d’Israele. “È nato per voi…!”. Si scoprono, con stupore e con timore, oggetto dell’iniziativa di Dio che manda un Salvatore. Non bastasse il poco o il nullo rilievo sociale e religioso di queste persone, si aggiunge il fatto che non sono credibili neanche come testimoni. Perché ritenuti falsi, mezzi delinquenti e non osservanti della Legge. Vogliamo aggiungere qualche ulteriore considerazione? Il vangelo non ci dice più nulla di questi primi testimoni oculari del Natale. Non ci è detto in seguito se fossero o meno tra coloro che seguirono Gesù.

Un evento, il Natale, che ha in sé stesso il massimo grado di gratuità. A partire da quella notte Dio agisce in perdita. Non agisce a partire dal risultato da ottenere, non è preoccupato dei followers e di far breccia tra gli influencer, non cerca di fidelizzare i clienti. Viene perché chi, come e quando vuole, possa essere raggiunto dall’Amore. Il Natale è un’offerta. Per tutti, senza esclusione.

Vi confesso che quando ero giovane prete mi indispettiva la chiesa piena di persone nella messa di mezzanotte. Scattava in me impulsivamente il giudizio su quella abitudine di andare a messa per scambiarsi gli auguri, per ritrovarsi perché ci andavano tutti. Tutto lì? Nel tempo ho cercato di allinearmi, di convertirmi al mistero, cioè alla realtà profonda, del Natale: alla logica del dono. Gratuito. È vero quello che scriveva l’allora cardinale Ratzinger: Dio non si glorifica con le percentuali, bensì con il nostro cuore e il nostro essere. Ma è altrettanto vero che Egli accetta la misura del nostro cuore e del nostro essere, così come si dà in questo momento. Così agisce il nostro Dio, senza chiedere garanzie.

È ben radicata in noi la forza della prestazione, unita al bisogno di contare i risultati per essere soddisfatti di ciò che facciamo. Per trovare una ragione alle nostre fatiche. Convertirsi al dinamismo del Natale di Dio è una delle sfide più ardue, a ben pensarci, a cui Egli ci associa. Se nasce un Salvatore, da che cosa può salvare la mia persona e il nostro mondo? Sicuramente dall’agire sotto condizione, dallo spendersi in funzione di un risultato o di un vantaggio. Dinamismo che, ci è evidente, è per lo più devastante, deprimente, demotivante: “con tutto quello che ho fatto…?”. E ci fa perdere per strada la fiducia e la voglia di crederci. Riusciamo a intravvedere che stare alla scuola del Natale permette di recuperare invece una profonda libertà interiore e una gioia che il dono porta con sé? È il modo molto concreto di entrare nel mistero dell’Amore di Dio e di partecipare della Sua gioia di amare il mondo.

L’augurio di Buon Natale che desidero rivolgere a voi tutti e a me è di essere catturati e vinti dalla Sua strategia di Amore. Così come lo contempliamo stasera.

Buon Natale a tutti.