Cattedrale

Ap11,19a;12,1-6a

1Cor 15,20-27°

Lc 1,39-56

Oggi il nostro sguardo è rivolto al cielo: è uno sguardo di contemplazione e la Liturgia ci dice che è uno sguardo necessario. Chiusi nel pensiero che chiamiamo ‘concreto’, potremmo obiettare che alzare lo sguardo al cielo ci distoglie dal guardare la terra. ‘Cielo’ e ‘terra’, infatti, sono tra loro alternativi, uno appare come la negazione o l’oblio dell’altra. “Dobbiamo tenere i piedi per terra”: è l’affermazione a cui ricorriamo per considerare il ‘cielo’ una fuga dalla realtà. In realtà è possibile pensare la terra senza cielo? E un ‘cielo’ che non sia abitato da presenze che ci proteggano?

Proprio su questo legame la festa odierna ci invita a sostare. Tante pagine della Scrittura (di sicuro il libro dell’Apocalisse) ci presentano il ‘cielo’ come lo specchio necessario per guardare alla vita, alle vicende nelle quali siamo immersi, con una prospettiva più completa. Nella pagina dell’Apocalisse in cielo appaiono due segni: una donna che sta per partorire e un drago che, minaccioso, è pronto a divorare il bambino che sta per nascere. A prima vista tutto lascia prevedere la vittoria del drago e della sua intenzione distruttiva di colui che sta per nascere. È descritta la sensazione che molte persone hanno: il male sembra prevalere. Ogni piccolo germe di bene non sembra in grado di potersi sviluppare. Non solo. Inquietante è che il drago con la coda trascina a terra un terzo delle stelle del cielo. Il maligno opera facendo guerra ai desideri, alle aspirazioni, a ciò che illumina il cammino nella notte. Quando un’epoca non ha più questo orizzonte stellato, il buio prevale. Viene minata la speranza e l’attesa.

Ed ecco la notizia sorprendente: la donna  mette in salvo suo figlio in un rifugio preparato da Dio. Il potere del male non riesce a prevalere.

Nella tradizione questa donna è stata identificata con Maria e con la Chiesa, l’umanità che è in procinto di generare il Salvatore nella storia.

Un tema, quello della lotta con il maligno, contro ogni Principato e ogni Potenza o Forza, ripreso da S. Paolo nella seconda lettura proclamata: la presenza dei nemici è ben presente nella rivelazione cristiana, ma non come noi a volte la intendiamo. Vale a dire come una forza invincibile. I nemici sono ormai posti sotto i piedi di Gesù Cristo. La vittoria è certa. Spesso noi diamo più peso al Maligno che a Cristo risorto e Signore della storia.

Maria, assunta in cielo in corpo e anima, ci apre ad una visione di fiducia e di speranza. Lei è la primizia della vittoria del suo Figlio Gesù sulla morte.  È garanzia che tutto di noi viene recuperato e salvato. Guardiamo a Lei per avere la certezza che anche in noi avverrà questo. In forza del nostro legame con Gesù, della fede che sapremo vivere nelle promesse di Dio.

Ciò che di bello e di buono viene alla luce trova in Dio un rifugio. Ai nostri occhi sembra poca cosa ciò che nasce, ma in realtà la custodia del Signore permette alle primizie di vita nuova di crescere.

Maria, che oggi contempliamo in cielo, è colei che ha calpestato questa nostra terra lasciandosi incontrare/guardare dallo sguardo di Dio: “… perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. È Lei che ci assicura che qualcosa di piccolo, di umile viene esaltato dal Signore, diventa la via per l’opera di Dio. Troppo spesso il nostro modo di guardarci e di guardare le nostre piccolezze è ostacolo all’azione del Signore: ci consideriamo inadeguati, troppo poveri e privi di qualità perché il Signore possa operare in noi e attraverso di noi. Maria ci conferma che nella nostra povera realtà (che non è falsa modestia) Dio agisce mostrando che la sua scelta non dipende da noi e dalla consapevolezza che abbiamo delle nostre qualità. Colei che oggi contempliamo splendente di gloria è l’umile ragazza di Nazaret. Forse non prendiamo in seria considerazione che Maria, nelle sue apparizioni, predilige i piccoli, i poveri, coloro che non hanno posti di prestigio. È il caso dell’indio, a cui Maria appare e   assicura la protezione e l’intervento a loro favore. La logica della salvezza continua a ripetersi nel tempo: la scelta di Dio è per gli umili.

Oggi Maria rinnova l’invito a dare credito a quello che il Signore fa risuonare: è proprio vero che nulla è impossibile a Lui. Il cielo è abitato dagli umili che, come Maria, hanno fatto affidamento unicamente sulla potenza della Sua misericordia.