Parrocchia di S. Lazzaro
Am 6,1.4-7
Tm 6,11-16
Lc 16,19-31
E’ un momento ‘storico’ quello che stiamo vivendo: dopo 32 anni avviene il cambio del(i) pastore(i). Avete avuto modo di ringraziare il Signore, insieme a don Piero e a don Silvio, per questo tratto di cammino condiviso: gli uni donati agli altri. E oggi il Signore vi consegna, gli uni agli altri, come compagni del cammino di sequela e di missione. A me piace in questa occasione ricordare l’immagine del Rio delle Amazzoni che a Manaus si forma al confluire di due fiumi che si mescolano solo dopo alcuni chilometri perché di temperature diverse.
Storie diverse che il Signore fa incontrare, in uno scambio che dà vita a qualcosa di nuovo e il cui risultato è imprevedibile. Non va dimenticato, anzi va ricordato, che dietro e dentro ognuna di queste storie c’è un unico protagonista: il Signore Gesù. Ritengo significativo che non vi sia dato semplicemente un parroco e un curato, ma una piccola comunità appartenente alla Familiaris Consortio. E credo sia una coincidenza suggestiva che questo inizio avvenga nella festa (che tradizionalmente viene celebrata in questa domenica) di uno dei due patroni: S. Vincenzo dei Paoli. Una vicenda spirituale che può dirsi un’esegesi anche della pagina evangelica che abbiamo ascoltato.
Una scena drammatica, perché, dice Gesù, la vita è un dramma consumato dentro ad una distanza, ad un abisso del quale possiamo essere artefici e/o vittime. Quel ricco (senza nome, perché sembra si sia identificato con la sua ricchezza e opulenza, ma che Abramo continua a chiamare “figlio”) ha creato con la sua indifferenza colpevole un abisso verso Lazzaro e, forse, non solo verso di lui.
Abisso di cui diventerà successivamente vittima. Ci sono mondi, entro cui ci possiamo chiudere, che fanno da schermo a chi alla nostra porta bramerebbe sfamarsi del nostro superfluo. Ci sono diverse forme di povertà, alle quali una comunità cristiana e dei pastori non possono sottrarsi. Oggi il Signore Gesù consegna all’inizio di questo vostro cammino una raccomandazione: di riconoscere il povero che sta alla vostra porta, di qualsiasi povertà egli sia vittima. E ad un certo punto il dramma si capovolge: la vittima è il ricco, che si trova ad invocare, a bramare un po’ d’acqua, ed esprime un rigurgito di preoccupazione per la casa di suo padre. Se prima era Lazzaro (il cui nome significa: Dio aiuta) ad aver bisogno del ricco, ora le parti si invertono: a ricordarsi che c’è un reciproco scambio. Sempre. Non c’è nessuno che sia tanto ricco da non aver bisogno e nessuno tanto povero da non aver qualcosa da dare.
Oggi il cammino che inizia è fondato, è radicato nella certezza della reciprocità: il Signore vi ha accompagnati perché avete bisogno gli uni degli altri. Se ai pastori è consegnata la cura pastorale di questa comunità, a questa porzione di popolo di Dio è affidata anche la cura della vita dei propri pastori. La carità è circolare e nasce nella relazione. Ciò avviene grazie alla conversione dello sguardo, capace di cogliere ciò che l’altro può offrire alla propria fede, alla propria persona, alla propria vocazione.
La conclusione del dialogo tra il ricco ed Abramo ci dice che c’è il necessario perché questo incontro di salvezza avvenga: “l’ascolto di Mosè e dei Profeti”. E l’ascolto della Parola di Dio, del Vangelo è in grado di convertire le nostre esistenze, le nostre persone, le nostre relazioni personali e pastorali. “Se non ascoltano…neanche se uno risorgesse dai morti…..”: il povero e la Parola di Dio sono gli strumenti ordinari perché la vita di una comunità e di ognuno si possano convertire alla giustizia del Regno. Non può bastare uno o l’altro degli strumenti della grazia di Dio. Lo sottolineava con efficacia anche S. Vincenzo de Paoli:” Non mi basta amare Dio se il mio prossimo non è preso anch’egli dal suo amore”.
Che il Signore benedica il cammino che oggi iniziate, il cammino che Lui ha pensato per voi.




