Convegno nella chiesa di San Giovanni in Canale. L’invito: il nuovo beato don Beotti ci aiuta non a lasciarci travolgere dalla realtà, ma a saperla leggere in profondità
Con la Lettera pastorale 2023-24 “Camminava con loro“ il vescovo mons. Adriano Cevolotto preannuncia la Visita pastorale che avrà inizio il 14 gennaio 2024 e si protrarrà, prevedibilmente, per tutto il 2025. Si svolgerà nelle 38 Comunità pastorali in cui è articolato il territorio della diocesi, raggruppate nei 7 vicariati, nel periodo in cui tutta la Chiesa italiana è impegnata nel Cammino sinodale. Una Visita che è indetta dopo tre anni dall’inizio del ministero episcopale di mons. Cevolotto e che ha il suo fulcro nell’invito, sottolineato a più riprese nella Lettera, a “tornare ad essere discepoli, qualità che facilmente rischiamo di smarrire nel tempo”.
Mons. Cevolotto ha presentato la sua Lettera la mattina del 30 settembre al convegno pastorale d’inizio anno nella chiesa di San Giovanni in Canale a Piacenza.
A guidare la Visita, “non di controllo, ma fraterna e pastorale”, lontana dal voler stilare “classifiche o pagelle”, è il racconto dei due discepoli di Emmaus (Vangelo di Luca 24, 13-35), da cui sono tratte le parole del titolo della Lettera, “Camminava con loro”. Questa occasione di incontro con la comunità cristiana non intende consegnare al Vescovo il ruolo di “unico protagonista” e alle realtà parrocchiali quello di “semplici beneficiarie di un passaggio”. Si tratta di essere consapevoli di essere parte di un processo condiviso, scrive ancora mons. Cevolotto, e di tornare a camminare “da discepoli e da discepole”.
Una Visita in tre tempi
La Visita sarà scandita da tre momenti: l’attesa, la celebrazione e la consegna dei passi del cammino.
L’attesa, ovvero la programmazione di speciali momenti di confronto e discernimento, prenderà l’avvio due mesi prima della Visita. Ogni comunità è libera di adottare le iniziative più confacenti alla propria identità. Ciò che conta è la “disponibilità al rinnovamento” e la creatività di uno slancio missionario e sinodale.
La celebrazione è la Visita vera e propria. Nel corso di questa fase avranno luogo momenti liturgici con l’intera comunità ed incontri assembleari, nel corso dei quali non verranno comunicati esclusivamente alcuni dati demografici e amministrativi, ma verrà raccontata la realtà dal punto di vista pastorale, ripercorrendo le indicazioni date dal Vescovo per i quattro cantieri sinodali (iniziazione cristiana dei ragazzi, eucaristia come cuore della Chiesa, percorsi di formazione con il mondo degli adulti, organismi di partecipazione).
Le Comunità sono invitate ad assumere “scelte decise”. “La Visita pastorale – precisa a sua volta il documento «Strumenti di lavoro» – non è un punto di arrivo, ma è un momento di sosta, di verifica, di discernimento, di futuro, di ripresa del cammino di conversione in vista di due obiettivi: vivificare le Comunità pastorali e assumere uno stile sinodale”.
Infine, nella sua ultima fase, la Visita pastorale consegnerà dei “passi su cui camminare”. Non si tratta di “ricette risolutive”, ma di un “mandato” che ci indica una direzione: quella di vincere la rassegnazione, la sfiducia, le delusioni”.
Visita pastorale e Cammino sinodale: come si intrecciano
La Visita pastorale cade in un momento particolare della vita della Chiesa diocesana e italiana: la “fase sapienziale” del Cammino sinodale, che spinge ad assumere decisioni coraggiose attraverso sperimentazioni e nuove prassi. Nella Lettera pastorale 2022-2023, il Vescovo esortava a compiere “veri cambiamenti strutturali, vale a dire del modo di organizzare la vita delle comunità, di vivere le relazioni, di condividere la responsabilità”.
È opportuno – è stato sottolineato – che alla fase iniziale di riflessione segua l’attivazione di esperienze concrete relative al “cantiere” scelto (tra i quattro indicati dal Vescovo nella Lettera pastorale dell’anno scorso), da monitorare e verificare durante il percorso, secondo un paziente lavoro “artigianale”. Alle Comunità pastorali è chiesto di accettare la sfida di mettersi in rete con le altre che hanno scelto il medesimo cantiere, per condividere momenti formativi, esperienze ed iniziative con la collaborazione degli Uffici pastorali diocesani del settore.
Accompagnati dal nuovo beato don Giuseppe Beotti
La “fase sapienziale” del Cammino sinodale, che coinvolge l’intera Chiesa italiana, segue la prima “fase narrativa” vissuta attraverso l’ascolto della realtà. La “fase sapienziale” – ha spiegato il Vescovo al convegno – significa “leggere la realtà in cui siamo immersi per non lasciarsi travolgere”.
Una figura che orienta questo percorso per la diocesi è il nuovo beato don Giuseppe Beotti. Chiamato dall’arcivescovo Menzani, da giovane prete, a diventare nel 1940 parroco di Sidolo, il sacerdote si scontra con una parrocchia di un centinaio di abitanti con pochi giovani, molto diversa da quelle di Gragnano e Borgonovo da cui proveniva. In una sua lettera appassionata e commovente indirizzata a mons. Menzani, sottolinea: “Intensificherò gli sforzi, moltiplicherò le mie energie, lavorerò più in profondità che in estensione, più nel tempio vivente dell’anima, che nella casa di Dio”.
Don Beotti – sintetizziamo il pensiero del Vescovo – impara dalla realtà, si lascia istruire dalla vita. La vera sapienza non si lascia guidare da reazioni spontanee, ma, andando in profondità alle domande che sorgono in noi, nasce dall’incontro il Dio della vita, quando cioè il Vangelo entra nelle nostre valutazioni per orientare le scelte concrete.
Torna nelle parole del Vescovo l’invito del biblista milanese don Matteo Crimella che nel pomeriggio del 29 settembre ha aperto il convegno in San Giovanni in Canale commentando il racconto evangelico dei due discepoli di Emmaus: “riscopriamo il fuoco ardente che è l’incontro con il Signore risorto”.
A presentare le diverse tappe del Cammino sinodale è stata Rita Casalini, referente in diocesi per questo percorso, mentre i vari passaggi della Visita pastorale sono stati illustrati dal vicario per la pastorale don Paolo Cignatta.