Parrocchia di S. Paolo

Gio 3,1-5.10
At 22,3-16
Mc 1,14-20

Papa Francesco ha voluto che questa domenica (III T.O.) fosse la “domenica della Parola di Dio”. In questo modo egli vuole richiamare il fatto che al cuore dell’esperienza cristiana c’è un Dio che parla. Questa Parola rinvia ad una relazione viva e permanente con il Signore. La centralità dell’ascolto della Parola di Dio fa uscire la fede dalle ristrettezze morali (identificandola cioè con un insieme di norme da rispettare) ed insieme da un elenco di cose in cui credere. La Parola introduce in una relazione.

La coincidenza con la celebrazione della festa patronale della ‘Conversione di S. Paolo’ ci aiuta ad entrare nel cuore di questa giornata. Infatti la pagina degli Atti appena proclamata (si tratta di uno dei due racconti della ‘conversione di S. Paolo’) descrive efficacemente la funzione della Parola di Dio.

  • Alla voce che dice: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”, Paolo risponde: “Chi sei, o Signore?”.

È proprio questo ciò che chiediamo alla Parola di Dio: “Tu, Signore, chi sei?”. Il pericolo più grande nella fede è di impossessarci di Dio, di impadronirci della sua identità.

È quello che sperimenta Giona (cfr. la 1° lettura): abbiamo ascoltato l’esito di un cammino assai travagliato. Giona non vuole accettare un Dio che sia così debole, misericordioso, che si lasci intenerire dagli uomini. Lui vorrebbe un Dio che punisca, che tratti i pagani severamente, che dimostri chiaramente da che parte stia. E fugge dal comando di Dio di andare a Ninive ad annunciare la conversione. È prima di tutto lui che non vuole convertirsi al volto di Dio che gli viene rivelato. Dio rincorre l’uomo, mai rassegnato davanti alle nostre lontananze e fughe (neppure quella di Giona!).

La Parola di Dio dura nel tempo, continua a risuonare, ci raggiunge, come fa con Saulo, ovunque. Per strada. Dentro alle sue granitiche certezze.

  • C’è un’altra domanda che Saulo rivolge al Signore e che indica la seconda funzione della Parola di Dio: “che devo fare, Signore?”. È quello che abbiamo trovato nel vangelo (che raccoglie la chiamata delle prime due coppie di fratelli/discepoli). “Venite dietro a me”. Affida la tua vita, il tuo presente e il tuo futuro a me. “Prendimi in parola”: credi che quello che ti prometto, te lo donerò.

Non è solo un fidarsi iniziale, ma un fidarsi continuo, per non riprendersi la vita lungo la strada: la Parola ascoltata ci garantisce di rimanere discepoli. Per questo è necessario mettere e rimettere l’ascolto della Parola di Dio al centro della nostra vita.

E, non possiamo nascondercelo, questa Parola è esigente: chiede di lasciare. Ma il lasciare è in vista di una pienezza di vita che Lui ci promette. La Parola di Dio scombina sempre la nostra vita tranquilla.

È interessante notare che il Signore a Saulo indica la stessa strada che stava percorrendo (“va a Damasco”), ma – ecco la novità – “lì ti verrà detto quello che devi fare”. Non sei più tu a decidere cosa farai… perché ti verrà detto. La Parola chiede un’obbedienza. Un ascolto obbediente e affidato.

  •     “Saulo, fratello, torna a vedere!” (…) “Gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini”.

Qui, come in Giona, come per i discepoli chiamati da Gesù a seguirlo, siamo in presenza di una Parola efficace: che fa, che realizza ciò che proclama, ciò che rivela. Grazie a quella Parola Ninive si converte (nonostante il profeta e le sue convinzioni), i discepoli diventeranno ‘pescatori di uomini’, Saulo diventerà Paolo, l’Apostolo.

Ciò che sembra impossibile (ricordiamo che i discepoli di Damasco faticheranno a credere che Saulo si sia ‘convertito’) si realizza.

“Credete al Vangelo”, ci è ridetto oggi. Significa ridare credito alla forza che Gesù e la sua Parola possono avere su di me. La forza di rinnovarla, di rigenerarla, di farla uscire dalla vuota e noiosa ripetizione.

Allora ripetiamo ogni giorno l’invocazione:

  • Dimmi, Signore, chi sei? Qual è il tuo volto?
  • Dimmi, Signore, che cosa vuoi?
  • Dimmi, Signore, cosa mi stai offrendo che rinnova la mia vita?

Se impareremo ad ascoltare la voce del Signore nella S. Scrittura, poi riusciremo a riconoscerlo nelle relazioni, negli incontri che segnano le nostre giornate