S. Polo
2Cor 6, 1-10
Mt 5, 38-42
Manca qualcosa in questo congedo cristiano al nostro fratello d. Franco. È la dimensione umana che in questo momento avvertiamo quanto sia importante: ci sono mancati i gesti di vicinanza, le visite, le parole che in questo tempo di malattia avremmo voluto vivere accanto a lui. Anche per lui, come per tanti altri fratelli e sorelle, questo spazio di relazione non ci è stato concesso. La nostra/vostra presenza, così numerosa stamattina, è il segno di quello che avremmo voluto esprimergli in tanti modi.
Con questa celebrazione si conclude l’esistenza terrena, umana e sacerdotale, di d. Franco. Penso che ognuno di noi qui presente ne possa narrare un pezzettino, che custodisce con riconoscenza, perché solo il Signore, il suo Signore, raccoglie e custodisce tutta intera la sua esistenza. La custodisce nel suo amore di misericordia, la custodisce perché di questa storia, Lui – il Signore – è il primo protagonista. Lo è stato e lo è in questo momento, perché lo rende partecipe della Sua risurrezione.
La liturgia della Parola odierna ci ha fatto ascoltare questa pagina della seconda lettera ai Corinzi. S. Paolo, in sintonia con le parole di Gesù nel vangelo, descrive le esigenze della vita cristiana e quindi del ministero. Di fronte alla Parola di Dio ci troviamo sempre lontani, ma queste poche pennellate dell’Apostolo ci possono aiutare ad entrare nella vita di un presbitero e quindi anche in quella di d. Franco.
“Vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. (…) Al momento favorevole ti ho esaudito”. C’è un momento favorevole, una grazia particolare (che chiamiamo χαιρός) che ci raggiunge.
Sicuramente nella vita e nel ministero di d. Franco ci sono stati tanti appuntamenti con la grazia a cui non è mancato. Non li ha fatti cadere nel nulla.
Mi sono state condivise delle testimonianze molto belle sulla sua passione oratoriana. Un ‘carisma’ fatto di capacità di attirare ragazzi e giovani, di dare vita ad attività che hanno affascinato, attirato. Mi è tornata alla mente l’immagine usata da Gesù: le pecore conoscono la voce del loro pastore e alla sua chiamata rispondono. Sapeva parlare al cuore dei giovani.
Come è stato ricordato in questi giorni, il suo impegno con le associazioni che stanno sul crinale dello sport e del tempo libero ha segnato fino alla fine il suo impegno. Spazi/luoghi formativi nei quali egli intravedeva opportunità, che sapeva farle diventare risorse umanizzanti ed evangelizzanti.
S. Paolo raccomanda ancora di essere ministri ‘con molta fermezza’ insieme a ‘magnanimità’. La fermezza (nei due incontri avuti mi è sembrato ne avesse!) è qualità, è virtù quando è accompagnata dal cuore grande (anche in questo d. Franco non difettava). La determinazione è chiesta al Pastore quando gli è affidato il compito di precedere il suo gregge. Responsabilità è riuscire ad indicare la strada, lavorare per perseguire gli obiettivi. Questa caratteristica è necessaria, ma richiede una passione per tutti e per ciascuno e che in d. Franco aveva la forma del senso di giustizia che non lo faceva recedere.
Infine vorrei riprendere l’ultimo passaggio del brano paolino “poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possiede tutto!”.
La povertà di mezzi – comprese le nostre debolezze, povertà e limiti – non impedisce di far nascere qualcosa di prezioso. Anche di questo d. Franco, come tanti sacerdoti e persone, è testimone. Quel ‘possedere tutto’ è la gioia del vangelo, è la certezza dell’Amore di Dio incontrato e che ti ha fatto rispondere generosamente alla sua chiamata a seguirlo.
Abbiamo veramente tutto e può capitare di non esserne sempre consapevoli.
Siamo ricchi dell’Amore di Dio che troviamo nelle parole di Gesù rivolte a noi, suoi discepoli: “non opporti al malvagio… porgigli l’altra guancia… fai due miglia con chi ti costringe di accompagnarlo per un miglio…”. Perché questo è l’Amore che il Signore continua ad avere nei nostri confronti: Egli continua, con paziente misericordia, ad abbondare rispetto alle nostre pretese, che sono comunque immotivate.
È questo il segreto del discepolo: ha scoperto che l’amore sovrabbondante di Dio lo precede in maniera smisurata. E di questo vive e per questo muore nella speranza. Questa è stata la lezione che ci ha lasciato d. Franco e che noi vogliamo raccogliere e continuare a seguire.