Gdc 9,6-15
Mt 20,1-16
La celebrazione eucaristica nella quale diamo il saluto cristiano ad Adua è un atto di fede e di speranza. E lo viviamo in questa Cattedrale che in 25 anni è diventato luogo familiare per Adua che, con la Casa della Carità, si è unita nella preghiera alla celebrazione della Pasqua di Gesù. Unirsi in comunione a Gesù morto e risorto è anticipare ciò che ci attende e che ora Adua vive in pienezza. Proprio questo noi ora professiamo: la sua Pasqua, la partecipazione alla vittoria di Cristo sul potere della morte. Stiamo accompagnando il passaggio di Adua nell’abbraccio del Padre.
La pagina evangelica, che la liturgia oggi ci dona, ci aiuta ad interpretare e a raccogliere la sua esistenza nella relazione con il Signore e nella relazione con noi. Al termine della vita si dispiega il senso del suo cammino tra noi.
Anche Adua, come ciascuno di noi, senza esclusione, è tra i chiamati dal Signore a lavorare nella sua vigna. Il Signore l’ha ingaggiata, con un’iniziativa gratuita, al suo servizio, a servizio del suo Regno. Se pensiamo alla vicenda di Adua nella Casa della Carità, lei è tra coloro che sono stati chiamati alla prima ora. Una presenza – la sua – fedele, che ha sopportato – diremmo con le parole della parabola- il peso (ed insieme ha gustato le gioie) di questa lunga giornata di 25 anni. Ci è facile liquidare questi fatti, che cioè sia stata tra i primi membri della Casa, parlando di coincidenza. Oggi, alla luce di ciò che è stata nella Casa e per chi l’ha vissuta, possiamo dire che è stata una presenza provvidenziale. Pensata dal Signore per assicurare una attenzione materna. Fatta di tanti piccoli gesti di cura, di squisita e delicata premura. Di presa in carico di chi manifestava una debolezza particolare. Chi ricorderà ora, al termine della cena, di prepararmi il caffè? Quel tratto materno che ha sempre manifestato anche verso i ragazzi del pre-seminario, con la colazione sempre preparata, con uno sguardo attento e premuroso. Da come l’ho conosciuta in questi anni ho avuto la sensazione di una donna di poche parole ma che erano considerate e ascoltate perché di peso.
Ed è bello che nella parabola la paga del lavoro richiesto sia quel denaro che è quanto basta per quel giorno. Il Signore esce ogni giorno per chiamare, perché ogni giorno deve essere rinnovata la risposta ad una chiamata sempre sorprendente del Signore. Una chiamata a partecipare all’opera della vigna che riguarda tutti, senza esclusione. E la ricompensa sta nell’essere parte dei frutti di quella vigna. Ognuno con il tempo che dà, per come può stare in quella vigna nella quale il Signore lo pone è prezioso e il suo lavoro è ciò gli permette di dare senso al suo stare nel mondo.
Il lavoro/servizio di Adua non si è esaurito con il venir meno delle sue forze. È stato altrettanto prezioso il servizio offerto in questo ultimo tempo della sua vita. Posso dire che fino alla fine, magari con quel filo di forza che le rimaneva, dal suo letto o dalla carrozzina, ha continuato a dispensare sorrisi accoglienti e rasserenanti. Ha permesso a Stefano di esprimere il suo affetto. Il suo servizio, che non è venuto meno, è stata la sua dignità e la sua discrezione, il non pretendere e il non voler essere di peso.
Nell’ultimo periodo avevo la sensazione che volesse dirci che era sufficiente quello che aveva vissuto. Mi torna alla mente ciò che viene detto di Giobbe che morì sazio di giorni. Con quello sguardo sereno ed insieme consegnato ci testimoniava di essere nell’attesa di un compimento.
Che è arrivato non in Casa, ma in questa vacanza che è stato l’ultimo suo tempo di condivisione, concesso perché non venisse privata la comunità di un ultimo momento di gratuità e di fraternità. Di un tempo di vacanza. Un compimento – mi è stato detto da sr. Teresa – al canto del Magnificat. Si è unita alle parole di Maria e della Chiesa nel Vespro della sua vita: “l’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. Serva nelle cose piccole e preziose. Grazie, Signore, per Adua. Serva fedele della prima ora che ha gioito perché tu l’hai scelta e inviata nella vigna della Casa della carità.