Eppure il Natale è proprio questo. E nel racconto evangelico ascoltato c’è la conferma, se ancora ne fosse bisogno, che l’annuncio degli angeli è incondizionato. La conferma sono proprio i pastori. A quel tempo infatti non avevano alcuna considerazione. C’era in corso un censimento, ma non sono per nulla interessati a farsi registrare. Né nessuno si interessa di censirli: vivono all’aperto, nomadi, e quindi senza residenza, ma soprattutto a Cesare non interessano affatto: non pagano le tasse e non sono reclutabili. Perché a questo serve il censimento: sapere quanti devono pagare le tasse all’imperatore e su quanti può far conto per il suo esercito. Allo stesso modo sono ignorati anche dall’ordinamento religioso ebraico perché non osservando i precetti della Legge sono naturalmente impediti di essere salvati e quindi di partecipare al popolo d’Israele.
Eppure, grazie all’irridente agire di Dio, sono i primi ad essere raggiunti dall’annuncio degli angeli la notte della nascita di Gesù. I primi che vanno a contemplare il Natale e che ritornano lodando Dio. Anzi. Parallelamente a quello che capita a Maria, loro stessi sono raggiunti da una vera e propria annunciazione di angeli. Il parallelismo tra le due annunciazioni ci fa capire che sono associati a Maria, la Madre di Gesù. Anche loro, dopo che gli angeli si allontanarono, vanno senza indugio (di Maria è detto: “in fretta”) a vedere il segno del bambino, indicato dagli angeli. Proprio per questa scelta di Dio nessuno può sentirsi estraneo all’annuncio che il Salvatore è nato per noi, per me. Grazie a quello che chiamo l’amore tenace del Signore, al quale non è indifferente la mia indifferenza.
È sottolineato che Gesù viene deposto nella mangiatoia. Non è il luogo dove dignitosamente si possa adagiare un neonato. Quel gesto risulta in linea proprio con il mistero dell’Incarnazione, con la volontà di Dio di riscattare l’uomo e la sua condizione. In questo modo possiamo vedere l’opera di Dio che intende riscattare, che vuole rendere vivibile ogni condizione in cui si può dare l’infanzia. Non è raro anche oggi che i bambini vivano la loro infanzia in un ambiente sociale e familiare che sa tanto di mangiatoia. Forse è capitato anche a qualcuno di voi. Sono condizioni che segnano la vita. Gesù per condividere ogni tipo di infanzia, anche quella più povera e indifesa, nasce in una stalla e viene deposto nella mangiatoia. Il nostro Dio ha conosciuto e abitato (e continua ad abitare) i luoghi più marginali della storia. È certo che non ci potrà essere condizione nella quale non si possa trovare il Signore. Oggi ci è assicurato che anche nei capitoli più tristi della nostra esistenza Gesù c’è e assicura la sua vicinanza.
A conferma di quello che vi ho appena detto, vorrei riportare alcuni passaggi delle pagine della Scrittura che la liturgia oggi ci propone: Ecco cosa il Signore fa udire all’estremità della terra (quelle che papa Francesco chiama le ‘periferie’ esistenziali e geografiche): “Tu sarai chiamata Ricercata, città non abbandonata”. Provate a far risuonare in voi questo annuncio: io sono ricercato! Ma non dalle forze dell’ordine, ma dal Signore che vuole raggiungermi con il suo Amore. Io non sono abbandonato! E ancora: “Quando apparvero la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini, Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia”. Il Natale è uno dei nomi della misericordia. Non dimentichiamolo.
A volte rischiamo di assecondare la tentazione che il Signore non possa amarmi. Il Natale è buono proprio perché è la conferma che il Suo amore è per tutti. Anzi se c’è qualcuno che Dio privilegia è proprio chi incontra nei luoghi della sua Betlemme.
Per questo risuona con tutta la forza il mio augurio: Buon Natale!